Horae Homileticae di Charles Simeon
Apocalisse 3:22
DISCOURSE: 2506
THE VOICE OF GOD TO HIS CHURCH AND PEOPLE
Apocalisse 3:22. He that hath an ear, let him hear what the Spirit saith unto the Churches.
PERHAPS there is not another expression in the whole Scriptures which occurs so frequently as this. Our blessed Lord, in the days of his flesh, used it very often at the close of his parables: and here, at the close of every one of the epistles to the seven Churches of Asia, did he repeat it. Surely this marks its peculiar importance: and, to impress it upon all your minds, I will,
I. Make some general observations arising out of it—
The first thing which strikes us, on reading these words, is, that there must be many who have no ear to hear the word of God—
[This is an awful truth. Whilst there are some who “will not endure sound doctrine,” there are multitudes who hear it without being at all affected with it. They even approve of it; but still never receive it truly into their hearts. On subjects connected with their temporal welfare they would feel an interest; but on these, which relate to eternity, they are unmoved: they are satisfied with hearing them; and when they have given them a respectful hearing, they think they have done their duty in relation to them: “they have ears, and hear not; they have eyes, and see not; they have hearts, but understand not:” and, during the course of a long life, they either gain but very little insight into the great mystery of the Gospel, or acknowledge it as a mere theory, without any practical effect upon their souls.
]
The next thing which forces itself upon our notice is, that the things spoken to the primitive Churches, so far as we are in similar circumstances with them, demand precisely the same attention from us that they did from them—
[I will grant, that, so far as the Scriptures applied solely to the particular circumstances of this or that particular Church, so far they are applicable to us only in their general tendency, or under circumstances similar to theirs. But the great mass of the inspired volume related to men as sinners, who needed mercy from God, and were bound to devote themselves altogether to God: and, consequently, it is applicable to mankind in all places, and in all ages.
Many, if a passage of Scripture be urged on their attention, will say, that it was proper for the apostolic age, but inapplicable to us at this time. But men’s duty to God is the same now as ever it was; and the way of acceptance with God is the same as ever: and therefore this objection is altogether futile, and unworthy of any serious notice. We are not to expect a new Revelation, suited to our circumstances: on the contrary, we are enjoined, at the peril of our souls, neither to add to, nor to take from, the Revelation already given: and the command given, that every one who has an ear should hear what the Spirit has said to the Churches, shews, that not only were Christians then living to pay attention to what was spoken to their own individual Church, but that Christians, at every period of the world, should hear and obey what was spoken to the Churches generally.
]
The last thing which I shall mention, as offering itself to our notice from the words before us, is, that we can never hope to be benefited by the word we hear, unless we receive it as from God, and as dictated by inspiration from the Holy Spirit—
[It is “the Spirit of the living God that speaketh to the Churches:” and his authority must be regarded in every part of the written word, and in all that is delivered agreeably to it by those who minister in the name of God. The hearers of the Gospel are too apt to look at man; and to exalt Paul, or Apollos, or Cephas, in their estimation, one above another, on account of some peculiarity in their ministrations; forgetting, that, “whoever plants or waters, it is God alone who gives the increase.
” Provided it be really agreeable to the standard of truth, the word, by whomsoever delivered, should “be received, not as the word of man, but, as it is indeed, the word of God.” And if, in attending on the ordinances, this were habitually kept in view, there can be no doubt but that the lighting down of God’s arm would be more visible amongst us, and that the Holy Ghost would accompany it with far greater power to the souls of men.]
After these brief remarks, arising out of the words of my text, I will,
II.
Draw your attention to one or two things in particular, that are contained in the foregoing epistles—
Le epistole alle sette Chiese contengono una grande varietà di argomenti, applicabili allo stato esistente di ciascuna. In ciò a Laodicea c'è un rimprovero incondizionato; in quelli a Smirne e Filadelfia, applausi senza riserve; negli altri, un misto di lode e di biasimo. Entrare nelle particolarità di quelle epistole sarebbe del tutto estraneo al mio scopo attuale. È mia intenzione notare solo le cose che si dicono indiscriminatamente a tutti: e queste sono due:
1. “Conosco le tue opere”—
[ Questo «lo Spirito parlò» a ciascuno di loro, senza eccezione: e perciò possiamo considerarlo come parlato alla Chiesa di Dio in tutti i tempi. E una verità molto solenne lo è. Dio Onnipotente ispeziona le vie di ogni figlio dell'uomo. Sa cosa facciamo nel nostro stato non rigenerato: sa anche cosa facciamo dopo che diventiamo seguaci del Signore Gesù. Egli discerne infallibilmente la qualità precisa di tutte le nostre azioni; fino a che punto si accordano con la parola scritta; da quali principi scaturiscono; per quali fini vengono eseguiti.
Ne discerne anche la misura , quanto corrispondono alle professioni che svolgiamo, agli obblighi che riconosciamo, ai vantaggi di cui godiamo. Vede ogni cosa che entra nella loro composizione; quanto di ciò che è puro e quanto di ciò che è egoistico e impuro. In una parola, "pesa", non solo le nostre azioni, ma "il nostro spirito"; e secondo la loro stima ci giudicherà nell'ultimo giorno.
Non formerà il suo giudizio, in alcun modo, dalla stima in cui siamo tenuti dai nostri simili, o dall'opinione che ci siamo fatti di noi stessi: ci peserà nell'equilibrio infallibile del suo santuario, e ci farà “giudicare il giusto giudizio” rispettando ogni individuo del genere umano.]
2. “A chi vince darò”—
[Anche questo si ripete ad ogni Chiesa. Ed è di infinita importanza per ogni figlio dell'uomo. Ogni santo ha un conflitto da mantenere, contro il mondo, la carne e il diavolo: e non solo deve combattere contro di loro una buona battaglia, ma deve continuare a farlo, fino alla fine. Siccome, in una gara, non è lui che “corre bene per una stagione”, ma chi finisce bene il suo percorso, che vince il premio; quindi non è colui che combatte una buona guerra per un certo tempo, ma colui che persevera fino alla fine, sarà coronato di vittoria.
Non ci deve essere nessun nemico a cui dobbiamo cedere; né alcun periodo in cui siamo liberi di rilassarci. Non dobbiamo mai stancarci di fare il bene, non sprofondare mai nello scoraggiamento, non voltare mai le spalle nemmeno per un momento. Dobbiamo agire come buoni soldati di Gesù Cristo e combattere sotto la sua bandiera fino all'ultima ora della nostra vita: e allora possiamo essere certi che la vittoria, sì, e anche la ricompensa della vittoria, sarà nostra.
«A colui che vince», dice il nostro Signore, «darò di sedere con me sul mio trono; proprio come anch'io ho vinto, e sono seduto con mio Padre sul suo trono”.]
Affinché questi accenni possano produrre il loro giusto effetto, lo farò,
III.
Indica i fini speciali a cui si deve rispondere portandoli alla tua mente:
Certamente vorrei che fossero migliorati,
1. Per la tua umiliazione—
[Suppongo che, come i membri di tutte le diverse Chiese, vi professiate fedeli seguaci di Cristo. Suppongo anche che, in buona misura, adorni la tua santa professione. Tuttavia, quando ricordi ciò che ha detto il Dio che scruta il cuore: "Conosco le tue opere"; chi di voi non ha motivo di chinare il capo con vergogna e confusione di volto? Se non fosse che un uomo, che fosse stato al corrente di tutte le opere del nostro cuore fin dal primo momento in cui abbiamo professato di servire Dio, non ci sentiremmo affatto a nostro agio in sua presenza: perché, sebbene, a causa delle sue stesse imperfezioni, potremmo aspettarci qualche indennità da concedere a nostro favore, tuttavia la coscienza di ciò che eravamo ai suoi occhi ci umilierebbe anche nei nostri e tenderebbe molto a tappare la bocca davanti a lui.
Non dovremmo, dunque, mettere le mani sulla bocca, e la bocca nella polvere, davanti a Dio, consapevoli della nostra estrema indegnità ai suoi occhi? Applichiamo individualmente a noi stessi quel solenne monito: "Conosco le tue opere". È rivolto a noi individualmente, come se fossimo l'unico individuo sulla terra: e Dio ci ha notato in modo particolare, come se non ci fosse nessun'altra persona nell'universo che lui potesse notare. Vi prego, fratelli, tenete presente questo; e impara a camminare dolcemente davanti a Dio, tutti i giorni della tua vita.]
2. Per il tuo avvertimento—
[Quando si dice: "A colui che vince, io darò", è evidentemente implicito che su questa descrizione di persone esclusivamente verrà conferita una ricompensa. Questo non dovrebbe dunque fungere da solenne monito per noi? Quando una tentazione si presenta alla nostra mente, non dovremmo considerare, quale sarà l'effetto, l'effetto ultimo ed eterno, della nostra obbedienza ad essa? Non dovremmo bilanciarci gli uni contro gli altri, le gratificazioni dei sensi contro le gioie del paradiso, le sofferenze dei sensi contro le pene dell'inferno, la transitorietà del tempo contro la durata dell'eternità? Quando le persone, definendosi nostre amiche, ci dissuaderebbero dall'arrendersi completamente a Dio, non dovremmo pensare a noi stessi cosa possono fare per noi nell'aldilà, o quale ricompensa possono farci per la perdita del cielo? Lascia che questo, allora, operare sulle nostre menti, con tutto il peso che merita; e non dimentichiamo mai l'ammonimento dato qui a ogni figlio dell'uomo: "A colui che vince, e a lui esclusivamente, darò una parte nei regni della beatitudine".]
3. Per il tuo incoraggiamento—
[Vedi i premi offerti a tutte le diverse Chiese; e poi di': se vuoi incoraggiamento a perseverare? E ricorda chi è che dice: " Darò ". Non è altro che il Signore Gesù Cristo, il Giudice dei vivi e dei morti. Il mondo, è vero, fa anche promesse: ma cosa può dare ? Se potesse darti dei regni, non erano che un misero possesso, a cui dovresti rinunciare in poco tempo.
E per quanto riguarda le semplici gratificazioni dei sensi, la tua esperienza passata ti dirà quanto siano vuote e svanite . Ma quando Dio Onnipotente ti promette la gloria e la beatitudine del cielo, questo può ben attirarti; poiché vivrà per sempre ; e vivrai per sempre per goderne. “Abbiate dunque rispetto, fratelli miei, proprio come Mosè aveva, per la ricompensa della ricompensa” e “tenete saldo fino alla fine la gioia della vostra speranza” e non dubitate che, a tempo debito, vi sarà dato tu "una corona di giustizia e di gloria che non svanisce".]