LA NOTTE È PASSATA

"Non ci sarà notte là."

Apocalisse 21:25

Che cosa rappresenta l'oscurità? Di che cosa si parla spesso come tipo?

I. L'oscurità è l'equivalente dell'incertezza. ‑ Solo quando non vedremo più "attraverso un vetro oscuramente", ma "faccia a faccia", solo quando il grande enigma sarà stato risolto, sapremo come siamo conosciuti. E questo è ciò che intendeva san Giovanni mentre guardava la città celeste, la Nuova Gerusalemme, nella quale i re della terra avevano portato il loro onore e la loro gloria. Non c'era più incertezza, non più di quelle prove di dubbio e perplessità che ci assalivano qui. Tutto era luminoso e radioso nella luce che non era più accompagnata da nessuna ombra, perché le ombre erano state tutte dissipate. "Non c'era notte lì."

II. L'oscurità è indicativa di isolamento. ‑ Nella notte i volti dei nostri simili sono ritirati per un po', e tutti gli oggetti familiari sono nascosti.

III. L'oscurità è indicativa di stanchezza. —È per reclutare la nostra stanchezza che la dolce Notte si intrufola e ci copre con il suo manto di oblio e placa tutte le nostre forze per riposare. Ma non ci sarà spazio per questo amoroso ufficio della notte in quella casa benedetta dove la stanchezza sarà impossibile, dove il lavoro sarà pura gioia, perché il corpo glorificato, in cui speriamo di servire il nostro Dio nei modi in cui Egli si dispiegherà a noi lì, avremo lasciato alle spalle ogni stanchezza.

—Rev. WH Savile.

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