Commento dal pulpito di James Nisbet
Atti degli Apostoli 21:6
NOI A CASA E LORO ALL'ESTERO
«Quando ci siamo congedati l'uno dall'altro, ci siamo imbarcati; e tornarono a casa di nuovo.'
Nell'arco di pochi versetti, prendendo la fine dell'ultimo capitolo e l'inizio di questo, abbiamo il racconto di tre scene alquanto toccanti, nelle quali la figura più prominente è quella dell'apostolo Paolo.
Il primo avvenne a Mileto. San Paolo, che soggiornava lì, aveva inviato agli anziani della Chiesa di Efeso, pregandoli di venire da lui per un colloquio di addio. Sono venuti, ovviamente. Terminato il discorso, si inginocchiò con loro e pregò; e alzandosi dalle ginocchia, gli anziani, nel loro impulsivo modo orientale, si aggrapparono al suo collo, baciandolo e singhiozzando di genuina angoscia, e non riuscirono a convincersi alla fine a separarsi da lui. Fu con uno sforzo che si staccò dal gruppo e salì a bordo della sua nave.
La terza scena si trova nella casa dell'evangelista Filippo, nella città di Cesarea. Là l'Apostolo dimora da molti giorni, nella congeniale società cristiana. Attualmente viene dalla Giudea un profeta di nome Agabo; ed egli, sotto un improvviso impulso dello Spirito, predice che i Giudei di Gerusalemme afferreranno l'Apostolo e lo consegneranno nelle mani dei pagani. Gli amici di San Paolo lo pregarono di non andare, ma quale fu la sua risposta? "Sono pronto non solo a essere legato, ma anche a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù".
Tra queste scene ne interviene una seconda. È ciò a cui appartiene il nostro testo. La nave che trasportava l'Apostolo e i suoi amici toccò a Tiro, e vi rimase una settimana, allo scopo di scaricare il suo carico. Anche qui i discepoli tentarono di dissuaderlo, ma anche questo appello fu gentilmente ma risolutamente messo da parte. E quando venne il momento del riimbarco, troviamo l'Apostolo accompagnato in riva all'acqua da tutta la comunità cristiana del luogo; uomini, donne e bambini - i bambini sono espressamente menzionati - tutti ansiosi di ascoltare una parola di commiato e di ricevere una benedizione di commiato.
Passiamo ora alla considerazione di uno o due pensieri, di tipo pratico, che sembrano suggeriti da questi racconti:
I. Perché l'Apostolo così insistentemente fece orecchio da mercante alle sincere proteste dei suoi più veri amici? — Era mosso da uno spirito di ostinazione? Il fatto sembra piuttosto essere questo: che aveva una visione più distinta della volontà divina su se stesso rispetto a coloro che lo circondavano. Erano accecati dall'affetto che avevano per lui; per i loro timori di perdere un tale amico e un tale lavoratore per il regno di Cristo: non lo era. Vedeva chiaramente la mescolanza, per così dire, dello spirituale e del carnale, che si manifestava durante il loro rapporto con lui.
II. A volte siamo chiamati a decidere tra le suppliche dell'affetto naturale e i suggerimenti e le suppliche dello Spirito di Dio.—Il nostro dovere sembra tirarci da una parte, i nostri cuori da un'altra; e la difficoltà è, accertare tra i due quale sia la volontà del Signore. Come si arriva alla decisione? Come nel caso di san Paolo, non per indifferenza alle suppliche dell'affetto umano, perché l'Apostolo è evidentemente quasi sopraffatto dall'amorevole insistenza dei suoi amici; non certo mettendo da parte rudemente i loro argomenti e desideri come se fossero del tutto indegni di considerazione; né senza concedere alcuna tolleranza, e precipitandosi ciecamente su un corso predeterminato: ma rivolgendosi risolutamente ma dolcemente dall'uomo a Dio e, con l'aiuto divino, aprendo l'orecchio, in mezzo al tumulto e alla confusione, per ascoltare ciò che il Signore lo Spirito ha dire. E quando la decisione sarà presa, almeno il popolo di Dio sarà soddisfatto, sebbene i suoi desideri siano stati frustrati;
III. Una lezione di abnegazione . . Quando pensiamo a coloro che vanno sul campo di missione, e poi si guardano intorno alle nostre numerose comodità e gioie, e ai volti gentili dei nostri amici, difficilmente possiamo fare a meno di porre le domande, 'Quale sacrificio faccio per Gesù Cristo? Dov'è il cuscinetto incrociato? Dov'è il portare pesanti fardelli per amore del Suo grande nome e per l'impulso del Suo grande amore?' Ma sull'abnegazione di questi servi del Signore non ci possono essere dubbi.
Vanno contro i loro interessi, le loro inclinazioni, quasi, stavo per dire, il loro grande istinto naturale, per seguire la voce di Gesù, attirandoli lontano dall'Inghilterra, per intraprendere la sua opera in terre pagane lontane e poco congeniali . Non vorremmo augurare 'Buon Dio' alla banda dei lavoratori e inseguirli attraverso le distese selvagge delle acque, con il nostro interesse, la nostra simpatia, la nostra amorevole ammirazione e con le nostre preghiere sincere e persistenti? Prendono la nave e torniamo di nuovo a casa.
—Rev. Prebendario Gordon Calthrop.
Illustrazione
«Di recente un gruppo di missionari in partenza per l'India, la Cina e altrove, è stato inviato al suo lavoro tra le preghiere e le benedizioni di un'assemblea di amici cristiani. Queste missionarie erano tutte donne. Vale la pena pensare, pregare ed essere grati a Dio per queste persone che escono da noi nel nome del Signore. Siamo abituati a considerare una cosa grandiosa e nobile per un uomo lasciare la sua casa e il suo paese, le sue prime associazioni e le sue prospettive mondane, e recarsi in una terra straniera, sotto l'influenza dell'amore vincolante di Cristo, allo scopo di predicare loro il Vangelo della grazia di Dio.
Un vero missionario, mandato dal cielo e preparato dal cielo, è sempre stato e sempre sarà oggetto di profondo rispetto. Ma il rispetto che proviamo per un uomo che andrà sul campo di missione lo estendiamo, in misura molto maggiore, a una donna che farà lo stesso».