Commento dal pulpito di James Nisbet
Deuteronomio 24:18
SIATE GENTILI!
'Ricordati che eri un servo... perciò ti ordino di fare questa cosa.'
I. Quale tenera, bella premura pervade questo capitolo! — Per l'amor proprio del povero, per cui la sua casa non poteva essere scassinata; per il salario del domestico, che deve essere pagato al calar della notte; per lo schiavo e lo straniero, che dovevano ricevere il giusto giudizio; per l'orfano e la vedova, nelle spigolature della messe e della vendemmia. Non c'era classe così bisognosa o umile da essere al di sotto del pensiero benefico di questa nazione religiosa, che doveva ripetere sulla terra qualcosa di quella vita divina che Dio viveva in cielo.
II. Quale rifugio e protezione hanno in Dio i poveri e gli oppressi ! ‑ L'uomo che i poveri benedicono per il suo pensiero cortese, è ricordato per la giustizia nel giorno della sventura dall'Altissimo; mentre il grido del povero contro il suo oppressore porta con sé peccato e condanna, mentre sale all'orecchio del Signore Dio di Sabaoth. Il dono della beneficenza ai poveri ritornerà in benedizione divina sull'uomo che lo fa.
Sembrerebbe che Dio abbia sposato in modo speciale la causa dei poveri, identificandosi con loro e accettando come per sé tutto il trattamento riservato loro. Sembra che in tutto questo capitolo potessimo udire la voce di Colui, che per noi si è fatto povero, che dice: "In quanto lo fate a uno di questi miei minimi fratelli, lo fate a me".
Illustrazione
«Quanto erano saggi, giusti e misericordiosi tutti questi oggetti; così umano e così divino. Mentre li consideriamo, istintivamente ci guardiamo intorno per trovare Colui che parla, le cui parole hanno riempito il nostro mondo di dolcezza e luce. Prima che queste parole fossero pronunciate, il Padre aveva affidato ogni giudizio al Figlio. Tutti i poveri e gli orfani di padre, i vedovi e i soli, prendano coraggio a queste parole e guardino con fiducia il volto di Dio».