Commento dal pulpito di James Nisbet
Ester 8:4-6
IL LIBRO DI ESTER
'Ora avvenne ai giorni di Assuero... che in quei giorni... Ester si alzò e si fermò davanti al re, e disse: ... come posso sopportare di vedere il male che verrà al mio popolo? o come posso sopportare di vedere la distruzione della mia stirpe?'
I. Osserviamo lo stadio esteriore di questi eventi. —Nei libri di Esdra e di Neemia, la corte persiana costituisce, per così dire, lo sfondo di tutte le transazioni della storia. Ciro, Dario, Artaserse figurano come liberatori e protettori degli Israeliti di ritorno. La scena del libro di Ester è ambientata a Susa, o Susa, la capitale della Persia. Lì vediamo Assuero, "il grande re", come era chiamato dai greci, lo stesso, si crede, di Serse.
Questi monarchi gentili, questo regno asiatico, sono fatti occupare questo posto di rilievo nella Bibbia per ricordarci che oltre i limiti del popolo eletto, oltre i limiti dell'ebraismo o della cristianità, ci sono regni e razze di uomini che pretendono , così come noi, una parte della compassione e della giustizia del Dio misericordioso e tutto santo.
II. Ciò che conferisce al libro di Ester un valore spirituale duraturo è il nobile spirito patriottico della razza ebraica in presenza dei gentili tra i quali soggiornavano, quell'amore appassionato per la patria e la casa, quel generoso orgoglio per l'indipendenza della loro razza e credo, che accese il canto di Debora, che continuò ad ardere nei cuori dei suoi compatrioti e concittadine dopo mille anni, e proruppe nel lamento patetico, nella coraggiosa sfida, della fanciulla ebrea, che, non sedotta dagli splendori, imperterrita dai terrori della corte persiana, esclamò, con l'eroica determinazione, se necessario, di sacrificare la sua vita per il suo paese: "Se muoio, muoio! Come posso sopportare di vedere il male che verrà sul mio popolo?'
—Dean Stanley.