Commento dal pulpito di James Nisbet
Giobbe 4:15
UN VISITATORE SPETTRALE
"Uno spirito è passato davanti al mio viso."
Comunque lo si possa spiegare, non c'è dubbio che l'apparenza reale o immaginaria di uno spirito umano, senza il corpo, è stata, in tutte le età, più che sgradita all'uomo; è stato terribile.
I. Può essere che a un essere composto come l'uomo, in cui corpo e anima sono così sottilmente e intimamente intrecciati, il divorzio tra i due, quando così vividamente portato davanti a noi, sembra suggerire una violenza innaturale come nient'altro può.
II. Può darsi che la nostra ignoranza delle capacità di uno spirito disincarnato, del suo potere di influenzare noi stessi in cento modi ora che vive in condizioni totalmente nuove, possa spiegare il terrore universale che ispira.
III. Può essere - anzi, probabilmente è - il caso, che il senso accelerato della vicinanza e della realtà del mondo invisibile ha terrore per noi peccatori, perché sappiamo di essere peccatori. ‑ Un uomo perfettamente senza peccato guarderebbe un fantasma con curiosità riverente ma serena. Certo è che, per gli uomini comuni, come ai tempi di Elifaz, così in tutte le epoche della storia del mondo, vedere, o pensare di vedere, uno spirito disincarnato incute terrore. Comunque possiamo spiegarlo, l'uomo ha un terrore segreto al pensiero del contatto con il puro spirito spogliato in una forma corporea. Questo terrore fa parte della nostra natura umana.
— Canon Liddon.
Illustrazione
'Il primo oratore è Eliphaz, che ha iniziato con una cortese scusa per aver parlato, e tuttavia una dichiarazione che non può trattenersi. Dopo aver espresso sorpresa per il lamento di Giobbe, e chiesto se la sua integrità non dovesse essere una garanzia sufficiente della sua sicurezza, passò a una spiegazione generale del problema della sofferenza, dichiarando che era la punizione di Dio della malvagità, un raccolto per il quale doveva è stata una semina precedente.
Ha sostenuto la verità di ciò insistendo sul fatto del peccato dell'uomo agli occhi di Dio. Questo gli era stato rivelato in un'ora solitaria, nel cuore della notte, da una presenza mistica, una forma. La deduzione di questa affermazione è che la sofferenza di Giobbe fu il risultato del peccato di Giobbe'.