DUE CONCEZIONI CONTRASTE

'Nel mondo'; 'In me.'

Giovanni 16:33

Queste parole fanno parte delle frasi conclusive dell'ultimo discorso del nostro caro Signore. Raccontano di una vita che i discepoli devono inevitabilmente condurre.

I. Due concezioni contrastanti: 'Nel mondo'; 'In me.' La materia trattata è la vita e l'esperienza del discepolo, il suo campo e sfera di esistenza. Questo è descritto, d'un fiato, come 'in Me'; e, nel prossimo, anzi, è lo stesso di 'nel mondo'. Questi due luoghi possono appartenere allo stesso individuo allo stesso tempo? L'uomo non deve volare avanti e indietro? Non così; nel pensiero del Signore le due posizioni sono destinate ad essere simultanee e combinate; i contrasti, armoniosi; gli opposti come poli di una sfera.

II. Una semplice similitudine può illustrare la verità. Questa è una questione di cerchi concentrici. Il punto centrale è l'uomo cristiano. Intorno a lui gira, come il necessario cerchio esterno della sua vita, il mondo, disordinato dal peccato, alienato da Dio. Che lo voglia o no, il cristiano è in esso, come un uomo è in mezzo all'oceano anche se può essere trasportato da un grande transatlantico al di sopra degli abissi. Ma lo stesso discepolo è anche in Cristo.

Un cerchio concentrico, sempre più vicino, gli sta intorno in mezzo al tumulto, ed è il Signore. Mentre il cerchio esterno gira intorno a quel centro con tutta la sua agitazione, il cerchio interno è la pace di Dio stesso. È la Presenza di Colui che ha vinto il mondo.

III. Era vero nell'antichità . ‑ A Roma, a Corinto, i santi erano ancora più in Cristo.

IV. È vero oggi . ‑ Nella fatica, nel dolore, nel dolore, nell'opposizione, nella tentazione, i figli di Dio, rimanendo in Cristo, si dimostrano ancora più che vincitori.

—Vescovo HCG Moule.

Illustrazione

«Sono saggi e benedetti quelli che da sempre ascoltano entrambe le voci; che credono, infatti, che Dio li ha creati nell'amore, li ha creati per la felicità; e ricorda ancora tutto il tempo che quando Dio ha mandato il suo Figlio unigenito in questo mondo è stato per una vita di umiliazione e sofferenza; che si attengono al vero istinto che tutta la pura felicità è dono di Dio, lieta e amorevole grazia di Dio per noi; e ricorda ancora che la corona di tutto il suo dono non può essere nelle cose di questo mondo, e può essere attraverso la perdita anche di ciò che in tutte queste scene del tempo è migliore; che nelle ore di sincera letizia conservano ancora il cuore libero di separarsene, di elevarsi e salire più in alto, se Dio glielo comanda, sia pure per la via della Croce.

Saggi e benedetti sono loro, perché sapranno, quando verrà la tribolazione, che cosa davvero significa, e dovrebbe essere affrontata senza esitazione, perplessità o lamentela; avranno nel cuore quella luce interiore che può rallegrare anche una vita di fatica e di dolore; poiché avranno già imparato la regalità della pazienza senza mormorare, e avranno trovato in Cristo loro Signore la via della pace».

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