RIMANERE CON CRISTO

«Allora Simon Pietro gli rispose: Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna».

Giovanni 6:68

Altri insegnanti possono fare del bene o no, ma non faranno un gran male fintanto che non allontanano gli uomini da Cristo, né portano via gli uomini, né li tentano ad andarsene. La tentazione a questo c'è sempre stata di qualche tipo. I discepoli devono averlo sentito quando venivano lasciati in una piccola minoranza, specialmente quando quelli che avevano fama di lucidità e di cultura erano per lo più nella maggioranza. Devono aver sentito anche, come altri, che nell'insegnamento di Gesù c'era molto al di là della loro comprensione. Da tali tentazioni come si salvarono?

I. La convinzione dei discepoli . ‑ Non per la loro ammirazione per il suo carattere o per il suo insegnamento, né per il loro affetto per la sua persona, ma per questa convinzione: "Tu hai parole di vita eterna". Le sue parole hanno fornito ciò che mancava nelle parole dell'uomo fin dall'inizio. Vita—vita dell'anima e del corpo—che cos'è; continuerà o finirà? Tali domande avevano pesato sulle menti di tutte le generazioni.

Non solo questo, ma consideriamo tutta la vita come quel potere nell'anima e nel corpo che lotta sempre per la salute, ed è esso stesso intatto dal decadimento, non contaminato dalla malattia o dalla morte, così che chiunque possa raccontare della vita che è eterna potrebbe parla anche di palliativo o rimedio per tutto ciò che ci taglierebbe fuori dalla vita. Non c'era da meravigliarsi che i discepoli, persuasi di ciò, rifiutassero di andarsene.

II. Come era arrivata loro la condanna? — Da due anni erano con Lui, ascoltando e osservando attentamente. Lo udirono parlare, come mai l'uomo parlò, le cose che sentivano nell'intimo del loro cuore che tutti gli uomini avevano bisogno di sentire. Hanno visto in Lui il potere di dare la vita, guarendo ogni sorta di malattie, ordinando anche ai morti di risorgere; videro che tutti i poteri della Natura erano al Suo comando; Lo videro santo, innocuo, immacolato e separato dai peccatori, illimitato nella compassione e nell'amore; videro che tutto ciò che era, e tutto ciò che disse e fece, era in piena conformità con ciò che professava di essere; e, soprattutto, quei fatti esteriori erano coronati dall'esperienza profonda di vita nuova e di nuova potenza in se stessi, che era venuta loro da Lui.

Prima che fossero passati altri due anni, avevano visto e sperimentato cose più grandi di queste, e mentre comunicavano con i loro cuori, o parlavano tra loro, nei loro ricordi del passato, ci sarebbe sempre stato il pensiero felice che non avessero andato via.

III. La loro convinzione può essere la nostra . ‑ Nessuno, maestro o no, si metta tra noi e la nostra parte. Il suo valore sarebbe proclamato volentieri dalla pienezza dei nostri cuori e delle nostre menti, se gli dessimo la libertà, e così e così parlerebbero: Il maestro e l'amico di cui ho bisogno e desidero, che solo può soddisfare il mio caso, è uno che sa almeno cosa vuol dire vivere nel corpo, così come essere tentato attraverso l'anima e il corpo; che potrebbe parlarmi con la voce dell'autorità del peccato e del perdono; che potrebbe essere sempre con me, e andare dove vado e restare dove resto; chi potrebbe vedermi nell'oscurità così come nella luce, e vedere tutto il mio essere dappertutto, perché altrimenti come potrebbe portarmi aiuto?

Uno che potesse dirmi: 'Sono io; non temere', e alla tempesta: 'Pace, calmati', e alla potenza del male: 'Fin qui verrai, ma non oltre'; uno che potesse scandagliare le mie perplessità, illuminare la mia oscurità e non fraintendermi mai; che potrebbe guarire le piaghe della mia coscienza, governare le mie passioni e comprendere i gemiti che non posso pronunciare; uno che sa cos'è la valle della morte, e sarebbe là con me, e che può parlare per me nel Giorno del Giudizio, e ricevermi nella gloria. Da chi andrò dunque? A chi se non a te, Signore Gesù? Per tutto questo e per altro ti offri a noi, capace di salvare fino in fondo, a gloria di Dio Padre.

Illustrazione

'Il Vescovo di Manchester (Dott. EA Knox), parlando alla Missione di Blackpool Sands nell'agosto 1906, disse che da ragazzo era stato allevato in una casa devota, ma quando era andato a Oxford aveva, nel prepararsi per esami, per leggere libri infedeli, e si sentiva come se stesse perdendo la presa della sua fede. Nella sua angoscia prese la Bibbia che suo padre gli aveva dato, e mentre la aprì il suo occhio si illuminò su un testo che aveva segnato: "Vuoi andartene anche tu?" e la risposta del discepolo: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.

Questo lo costrinse a considerare a chi sarebbe potuto andare se avesse rinunciato a Cristo. Poteva andare da Aristotele? Non c'erano parole di vita eterna lì. Poteva andare da Platone? Non c'erano parole di vita eterna lì. Potrebbe andare da Hobbes? Non c'erano parole di vita eterna lì. Potrebbe andare da John Stuart Mill? Non c'erano parole di vita eterna lì. Vide dalla vita simile a Cristo di sua madre e dal brillante esempio di sua sorella, che Cristo aveva parole di vita eterna, e decise che prima di lasciare Cristo doveva trovare qualcuno che potesse dargli parole di vita eterna. Ma allora non conosceva nessuno; da allora non aveva trovato nessuno e non si aspettava di trovarne nessuno, perché Cristo e solo Cristo avevano parole di vita eterna».

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