Commento dal pulpito di James Nisbet
Marco 11:15,16
NELLA CORTE DEI GENTILI
'E vennero a Gerusalemme: e Gesù entrò nel tempio, e cominciò a scacciare quelli che vendevano e compravano nel tempio.'
Il luogo dove si svolgeva il mercato non era proprio il Tempio, propriamente detto. Era nel cortile esterno, il cortile dei pagani, che si vendevano pecore, buoi e colombe, e i cambiamonete avevano le loro tavole. Poiché gli ebrei non consideravano questa corte come dotata di alcuna santità legale, permisero che fosse usata come mercato. Potrebbe essere stato apposta per mostrare il loro disprezzo per i gentili che gli ebrei hanno permesso il traffico interrotto da Cristo.
I. La vera causa dell'ingerenza del nostro Redentore. —Non fu come un semplice uomo, ma fu esclusivamente come profeta e maestro inviato da Dio per inculcare grandi verità, che Gesù scacciò i compratori ei venditori. Quando Cristo entrò nella corte dei Gentili e trovò, al posto della solennità che avrebbe dovuto pervadere una scena dedicata al culto, tutto il rumore e il tumulto di un mercato, ebbe davanti a sé la più clamorosa esibizione di quella risolutezza da parte di gli ebrei di considerarsi il popolo peculiare di Dio, con l'esclusione di tutto il resto.
II. Né ebreo né greco. — Cristo dichiarò, con la stessa enfasi che avrebbe potuto fare a parole, che il luogo in cui adoravano gli stranieri doveva essere considerato sacro come quello in cui si radunavano gli Israeliti, e che ciò che sarebbe stato considerato una profanazione dell'uno era di considerarsi una profanazione dell'altro.
III. Il proposito di Dio verso i Gentili. ‑ Per noi, in ogni caso, questo è manifestamente il significato dell'azione simbolica; è profetico degli scopi di grazia di Dio verso i Gentili. Era la nostra chiesa, se così possiamo esprimerci, perché era la chiesa dei Gentili, entro i cui confini stavano i buoi e i cambiavalute esercitavano il loro traffico. Erano i nostri diritti rivendicati dal Redentore, i nostri privilegi affermati.
Rev. Canon Melvill.