Commento dal pulpito di James Nisbet
Marco 8:24
IL MIRACOLO GRADUALE
"Vedo gli uomini come alberi che camminano."
Questo miracolo particolare è la parabola dei nostri tempi.
I. È così in riferimento alle cose di Dio . ‑ Preghiamo davvero per la grazia di vivere come dovremmo, evitando accuratamente il peccato noto e adempiendo diligentemente al dovere noto; ma ci aspettiamo seriamente una risposta a questa preghiera? Crediamo che un'influenza, una guida, un controllo, un suggerimento, una presenza - chiamatelo come volete - sia concesso, sia mantenuto, sia continuato giorno per giorno e per ogni giorno, come risposta diretta di Dio a questa richiesta? ? Cosa possiamo dire di più, riguardo a tutte queste cose, se non che nel migliore dei casi "vediamo gli uomini come alberi che camminano"? che abbiamo una vaga, opaca, fluttuante impressione che ci sia qualcosa in loro, piuttosto che una chiara, audace, forte apprensione di cosa e chi e perché abbiamo creduto?
II. Lo è in riferimento alle cose degli uomini , alle nostre concezioni della vita e alle relazioni in cui ci troviamo con quei simili con i quali la Provvidenza di Dio ci mette in contatto. Il cieco deve venire a Gesù, e venire nella fede; e chi di noi lo ha fatto? Ha bisogno del desiderio di essere salvato, e ha bisogno della volontà di essere salvato alla maniera di Cristo, e ha bisogno di una coscienza di profonda contaminazione, e ha bisogno di una convinzione che il Suo sangue purifica da ogni colpa e che il Suo Santo Spirito può impostarci libero da ogni peccato, per portare un uomo sotto il tocco di guarigione anche solo una volta.
Potenza dalla debolezza, pace dalla guerra, luce dalle tenebre, vista dall'oscurità, brancolare, strisciante cecità: questo deve essere il soggetto della prima guarigione. Dio conceda a tutti noi la grazia di venire per questo a Colui Che è ancora sul Suo trono di grazia per concedere il pentimento e concedere il perdono.
—Dean Vaughan.
Illustrazione
'La risposta dell'uomo è in accordo con la scoperta scientifica successiva. Quello che chiamiamo atto della visione è in realtà un duplice processo; c'è in esso la relazione dei nervi al cervello, e anche un'inferenza, tratta dalla mente, che l'esperienza precedente ha educato a capire che cosa implica quella relazione. In mancanza di tale esperienza, un bambino pensa che la luna gli sia vicina quanto la lampada, e prontamente si protende verso di essa.
E quando la scienza compie l'opera del suo Maestro aprendo gli occhi agli uomini che sono nati ciechi, essi non sanno dapprima quali apparenze appartengano ai globi e quali agli oggetti piatti e quadrati. È certo che ogni immagine trasmessa al cervello lo raggiunge capovolta, e lì viene corretta. Quando Gesù, dunque, restituì un cieco al perfetto godimento di una visione intelligente ed efficace, fece un doppio miracolo; uno che istruì l'intelligenza del cieco e gli aprì gli occhi. Questo era completamente sconosciuto a quell'età.'