Commento dal pulpito di James Nisbet
Romani 13:12-13
LA VITA CRISTIANA
'Gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce'.
Questa è la forza dell'immagine dell'Apostolo:
I. Getta via le opere delle tenebre . ‑ Le cose che hai fatto nell'oscurità, le cose in cui ti sei dilettato, gli atti senza nome di orrore spudorato, gettali via! Non dico di indossare i vestiti che avevi prima, sono contaminati e inquinati oltre la redenzione. Getta via le opere delle tenebre, non ti resta altro che prendere nuovi vestiti, i tuoi sono offesi e contaminati, lasciali, sono adatti solo per l'incendio. Getta via le opere delle tenebre e indossa qualcosa di nuovo, qualcosa di completamente nuovo.
II. Se l'uomo deve farlo, vuole un'armatura di luce che non è la sua,un'armatura di luce che viene dall'alto, un potere e una forza e una capacità che è al di là di lui stesso da ottenere. L'armatura della luce, sai cos'è. L'Apostolo continua dicendoci: "Rivestitevi del Signore Gesù Cristo". Ci sono i nostri vestiti forniti per noi, se solo lasciassimo da parte questi vecchi paramenti macchiati di peccato; c'è un'armatura di luce che ci aspetta con cui possiamo rivestirci e rivestirci, una giustizia non nostra, che ci guadagna tutta la bellezza e tutta la grazia che appartengono all'unica vera luce che illumina ogni uomo che nasce nel mondo che permetterà a quella luce di risplendere su di lui, e porterà quella luce nella debole lanterna della sua anima individuale, la luce del Signore Gesù Cristo. ah! come ne abbiamo bisogno, e quali difficoltà mettiamo sulla nostra strada per ottenerlo, e come cerchiamo di tenerci lontani da Lui.
—Vescovo Creighton.
Illustrazione
'S. Agostino, il grande Vescovo di Ippona, a Cartagine, ci racconta nelle sue Confessioni la storia del modo in cui fu condotto a cercare il Signore Gesù. Questo disse: “Così ero io, malato d'anima e tormentato, accusandomi, facendomi rotolare e rigirandomi sulla sedia. E tu, o Signore, hai premuto su di me nelle mie parti interiori con una severa misericordia, poiché dicevo dentro di me: "Sia fatto, sia fatto ora", e mentre parlavo lo facevo; ma io non l'ho fatto, e sono tornato al mio stato precedente, ma l'ho tenuto fermo vicino, e ho preso fiato, e ho provato di nuovo e ne ho voluto un po' meno; e l'ho solo toccato e afferrato, eppure non l'ho raggiunto, né l'ho toccato, né l'ho afferrato.
Esitavo a morire alla morte ea vivere fino alla vita; e il peggio in me al quale ero abituato prevaleva più in me che il meglio, al quale non ero abituato. E nel momento stesso in cui dovevo diventare altro da quello che sono, quanto più si avvicinava a me, tanto più mi colpiva l'orrore, ma non colpì il mio essere né mi allontanò, ma mi tenne sospeso, e il molto giocattoli di giocattoli e vanità di vanità.
Gli antichi misteri della mia carne mi trattenevano ancora, strappavano le mie vesti carnali e sussurravano sommessamente: 'Ci scacci? e da questo momento non saremo più con te per sempre? e da questo momento questo o quello non ti sarà lecito per sempre?' E che cosa mi hanno suggerito che ho detto questo o quello, cosa hanno suggerito del mio Dio? Quali contaminazioni, quale vergogna suggerivano? E ora li udivo meno della metà, e non mostrandomi apertamente e contraddicendomi, mentre partivo, ma per guardarli indietro.
Eppure mi ritardarono così tanto che esitai a scoppiare e a liberarmi da loro, e a balzare su dove fui chiamato. Un'abitudine violenta mi diceva: "Pensi di poter vivere senza di me?" Ma quell'abitudine parlava debolmente e ancora più debolmente. E avvenne un giorno che la solitudine mi suggerì, e mi ritirai tanto lontano che non potevo essere visto, e mi gettai non so come sotto un certo fico, dando sfogo alle mie lacrime, e le inondazioni dei miei occhi sgorgarono un sacrificio a te gradito, e non con queste parole, ma a questo scopo io ti parlai e dissi: 'O Signore, quanto tempo, quanto tempo? Signore! Sarai arrabbiato per sempre? Non ricordare le mie antiche iniquità'; perché mi sentivo trattenuto da loro.
E ho offerto queste parole dolorose: 'Quanto tempo, quanto tempo! domani e domani». Perchè non ora? Perché non porre fine in quest'ora alla mia impurità? Così parlavo e piangevo in un'amara contrizione del mio cuore, quando, ecco! Ho sentito da una casa vicina una voce, come di un ragazzo o una ragazza, non lo so, che cantava e ripeteva spesso: "Prendi e leggi, prendi e leggi". E all'istante il mio volto cambiò, e cominciai a pensare intensamente, interpretando che non fosse altro che una mano di Dio per aprire il libro e leggere il primo capitolo che riuscii a trovare.
Poi mi ritirai nel luogo dove avevo posato il volume dell'Apostolo. Allora l'ho preso, l'ho aperto e ho letto in silenzio il punto in cui il mio occhio è caduto per la prima volta: 'Non in sommossa e ubriachezza, non in camerata e lascivia, non in contesa e invidia; ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non fate in modo che la carne soddisfi le sue concupiscenze». E non avrei letto oltre, né avrei avuto bisogno di ulteriore. All'istante, alla fine di questa frase, una luce, per così dire, di fiducia e sicurezza era entrata nel mio cuore, e tutte le tenebre dei miei dubbi erano svanite". '