Commento dal pulpito di James Nisbet
Salmi 40:7
L'AUTOCONSACRAZIONE DEL MESSIAH
"Allora ho detto, ecco, vengo."
I. Quando Cristo ha detto queste parole? —A quale data si riferisce 'poi'? Nessun numero può calcolare le epoche precedenti, e nessuna mente può sondare la profondità di quell'eternità passata da quando la nota di avvento di Cristo fu ascoltata per la prima volta, quando il "decreto" fu scritto in quel volume, e quell'atto della dedizione di nostro Signore di Se stesso per l'uomo ha avuto luogo. Per sempre e per sempre ha detto: "Vengo". La parola tradotta "vengo" significa letteralmente "sono venuto".
' In modo che, nel linguaggio che viene usato qui, c'è il mistero stesso dell'eterno, onnipresente ora che fa Dio. È sempre passato; è sempre presente; è sempre futuro. 'Vengo.'
II. Negli archivi dell'eternità il mistero resiste da secoli. —'Ecco, vengo.' I nostri progenitori erano appena caduti che li incontrava nel sacrificio dell'altare quotidiano. Era adombrato nella legge di Mosè; era la nota dell'Angelo nel deserto, l'Angelo della Chiesa, il Signore Gesù. Giovanni Battista lo udì nel deserto e l'esercito celeste lo cantò sui monti di Betlemme. Ogni giorno e ogni ora si sente nell'anima di ogni credente; e si estende ora a cose più grandi che devono ancora venire, è la chiara tromba della speranza di tutta la Chiesa: "Ecco, vengo".
III. Le parole portano con sé un'altra verità: dove c'è difficoltà, dove c'è peccato, o dolore, o bisogno, nella misura in cui la difficoltà, peccato, dolore, bisogno, diventa estremo, lì viene Gesù. Non è uno, ma una lunga serie di avventi, Gesù che si avvicina a noi e noi, come siamo attratti, ci avviciniamo un po' di più a Lui, giorno per giorno, ora per ora, momento per momento. È così che si compie l'opera, ed è così che si stabilisce l'unione tra un peccatore e Cristo, quell'unione che non potrà mai essere spezzata per sempre e per sempre.
Rev. James Vaughan.
Illustrazione
«Il quarantesimo salmo, essendo soggettivamente messianico, ci dà il significato interiore della Passione. È, per così dire, la controparte teologica del ventiduesimo. Il ventiduesimo ci dà l'Espiazione nel regno dei fatti, il quarantesimo nel regno dell'idea. La prima parla della Crocifissione del Corpo davanti all'uomo, la seconda della Crocifissione della Volontà davanti a Dio».