Salmi 73:15-16

15 Se avessi detto: Parlerò a quel modo, ecco, sarei stato infedele alla schiatta de' tuoi figliuoli.

16 Ho voluto riflettere per intender questo, ma la cosa mi è parsa molto ardua,

L'INFLUENZA RETTIFICATRICE DEL SANTUARIO

'Allora ho pensato di capire questo; ma fu troppo dura per me, finché non entrai nel santuario di Dio: allora compresi la fine di questi uomini».

Salmi 73:15 (versione libro di preghiere)

La difficoltà dell'autore del salmo è una difficoltà antichissima, eppure ci sembra perennemente nuova. La disuguaglianza delle cose. In alto ci si pone la domanda, il problema della sofferenza, il mistero del male, la strana impossibilità di conciliare le due facce della vita: ecco la difficoltà che lo lasciava perplesso.

E qual è la soluzione? C'è qualche soluzione? La soluzione è questa: “Era troppo dura per me, finché non entrai nel santuario di Dio”. Che cosa intende? In che modo ha aiutato lui e come può aiutare noi?

I. Nel Santuario gli venne il pensiero di Dio. — L'intero posto ne era pieno. In che modo questo lo ha aiutato nelle perplessità che lo turbavano? Pensa per un momento quale fosse la vera difficoltà. Non era una difficoltà della sua mente; era una difficoltà della sua coscienza. Non era una difficoltà intellettuale; era una difficoltà morale. Entrò nel Santuario. Era il posto naturale dove andare.

Ma, credo, significasse qualcosa di più. Non era solo il luogo, ma ciò a cui l'intero luogo era testimone. Era il pensiero di Dio, la coscienza di Dio, e la coscienza di Dio significava la coscienza del proposito. Potrebbe essere altrimenti? Credere in Dio è sicuramente necessario credere nel Suo scopo. Dire le parole iniziali del Credo, 'Io credo in Dio', significa credere che non c'è nessun groviglio, nessun enigma, nessun labirinto. È solo che non abbiamo ancora scoperto l'indizio, Dio non l'ha ancora messo nelle nostre mani. 'Il vostro Padre celeste sa': tutto il Santuario risuona della verità.

II. Nel Santuario ha scoperto se stesso. —Suppongo che non ci sia una persona premurosa, ma spesso e spesso ha fatto eco a questa domanda, cosa sono? Cos'è quella cosa che chiamo me stesso? Cosa denota e cosa comporta? Cosa sono? Il mio corpo, sono io? A prima vista sembra che ci sia tanto da dire per questo, perché il mio corpo è così intrecciato con la mia anima, che se sono stanco, non posso pregare; se soffro, faccio fatica a pensare.

A prima vista il mio corpo sembra essere me stesso. Ma qualcuno dice: "No, tu stesso sei la parte immutabile di te e il tuo corpo cambia". Il corpo di oggi è una cosa molto diversa dal corpo di vent'anni fa. La mia mente, allora, sono io? E di nuovo arriva la risposta: 'No. I tuoi pensieri, i tuoi sentimenti, le tue opinioni, non sono quelli che erano dieci anni fa.' Ma te stesso rimane invariato.

Nel Santuario di Dio ho scoperto me stesso. Come mai? Perché l'intero Santuario, e il culto del Santuario, e ogni dettaglio del culto, si basa sul presupposto che io sono più del corpo e più della mente, che sono uno spirito immortale e che non posso vivere di solo pane. In che modo la scoperta della propria immortalità lo ha aiutato nelle perplessità e nei problemi della sua vita? Perché, sicuramente così.

L'intera cosa sembrava così piccola accanto a quei vasti temi. Una volta che aveva scoperto la vita senza fine, una volta che era stato reso ben certo dal fatto stesso del Santuario, che se un uomo muore, rivive; poi tutte queste cose divennero insignificanti. Le disuguaglianze della vita, le sofferenze così immeritate, la prosperità altrettanto immeritata, tutto sprofondava nell'insignificanza davanti al fatto della vita senza fine di cui parlava il Santuario.

III. Nel Santuario scoprì l'influenza del culto. ‑ C'è una strana influenza riflessa in tutti gli atti di devozione. Quando il Signore Gesù ha pregato, è stato trasfigurato; così quando un uomo prega, sta esercitando una strana influenza, moralmente e spiritualmente, sul suo essere, e si alza dall'atto di preghiera come il Signore si è alzato dalla Sua preghiera, un uomo più forte, più calmo e più coraggioso. E così è anche con l'influenza del culto.

In giorni come questi, quando la vita è così ansiosa, soprattutto per gli uomini; quando gli affari sono così impegnativi; quando un giusto giudizio è così importante; quando una decisione pronta, quasi istantanea, è così spesso richiesta, è pateticamente triste che alcuni degli stessi uomini che più desiderano il potere debbano isolarsi dalle influenze calmanti della Casa di Dio.

IV. Nel Santuario ha scoperto la verità della consacrazione di sé a Dio. —Tutto il luogo parlava di consacrazione separata per il culto di Dio; ogni santo vaso messo da parte; il sacerdote consacrato al servizio di Dio. Tutto il luogo era pieno della consacrazione delle cose e della vita a Dio. C'è una verità più tremendamente importante di quella che dobbiamo cercare di scrivere nei nostri cuori? Sono sicuro che non c'è.

Voi tutti che siete soliti entrare nel Santuario, non potete forse rivolgere a voi stessi i vostri pensieri dal luogo? È consacrato, non verrai riconsacrato? Molte volte è stato detto per te qui: 'Offriamo e presentiamo a Te, o Signore! noi stessi, le nostre anime ei nostri corpi, per essere un ragionevole, santo e vivo sacrificio per Te». Date a queste parole un significato che non hanno mai avuto prima nella vita più spirituale, nel culto più frequente, nella comunione più salda e ben preparata, nelle elemosine più generose.

Vescovo FE Ridgeway.

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