Salmi 88:5
5 Prostrato sto fra i morti, come gli uccisi che giaccion nella tomba, de' quali tu non ti ricordi più, e che son fuor della portata della tua mano.
'LIBERO TRA I MORTI'
"Libero tra i morti."
La libertà di cui l'autore di questo salmo scrive in modo così disperato deve essere stata, almeno per lui, una libertà di isolamento, di solitudine, di esilio e di espulsione, piuttosto che di liberazione, indipendenza e gioia.
I. Siamo tutti consapevoli della possibilità di una libertà che non dovrebbe avere in sé né comodità né onore. —(1) 'Libero tra i morti' non avrà suono allegro se inteso nel senso, come probabilmente intendeva il Salmista, scacciato dalla vista di Dio, abbandonato dalla divina sovrintendenza, lasciato a mutare per sé in un mondo di forme oscure e di esistenze immateriali. Tale libertà sarebbe peggiore di qualsiasi schiavitù.
(2) C'è una libertà, simile alla prima, che è la perdita di ogni lavoro e società, qualcun altro che ti riempie il posto e assolve i tuoi doveri perché una malattia incurabile ti ha colpito, e quell'ozio che è il paradiso dei lo stolto o lo stolto ti viene messo addosso, senza e contro la tua volontà, per il bene degli altri, per la visitazione di Dio. Se questa era la libertà dei morti come la natura o la fantasia la dipingevano al Salmista, ci si può meravigliare che la usasse come sinonimo di miseria piuttosto che di riposo?
II. Leggi ora alla luce di Gesù Cristo, cosa diventerà il testo? —(1) 'Chi è morto è liberato dal peccato.' Libero tra i morti è, prima e soprattutto, libero dal peccato. (2) Gesù Cristo disse: 'Ho un battesimo con cui essere battezzato, e come sono messo a dura prova finché non sia compiuto.' La parola "stretto" è l'esatto opposto di questo "libero tra i morti". La libertà tra i morti era la Sua emancipazione dalla "ristrettezza" della terra. Anche noi possiamo fare delle parole il nostro conforto quando pensiamo ai defunti, e la nostra speranza nell'anticipazione di uno stato che sarà nostro.
—Dean Vaughan.
Illustrazione
Finché la certezza dell'immortalità non fu trattenuta dall'anima e la risurrezione dei morti non fu rivelata alla Chiesa, così a lungo la morte e gli inferi furono non solo l'ultimo, ma anche il peggiore dei nemici. E quindi in quei tempi antichi le preghiere dei credenti non erano effuse per i tesori terreni, il bene terreno e la delizia carnale, ma per la conservazione e il miglioramento della vita, durante il loro pellegrinaggio terreno, e per la manifestazione della gloria di Dio nella sfera del temporale, poiché non sapevano come l'uomo potesse lodarlo dopo la morte.
La liberazione della vita del credente, quindi, e la conservazione di Israele, non erano questioni di interesse individuale e desiderio egoistico; ma la perpetuità della Chiesa nel mondo, e la salvezza del credente, erano legate a una giusta preoccupazione per l'onore di Dio e il suo riconoscimento tra gli uomini'.