Perciò ora sia su di te il timore del SIGNORE; badate e fatelo, perché non c'è iniquità presso il Signore nostro Dio, né rispetto delle persone, né accettazione di doni.

ver. 7. Perciò ora sia su di te il timore del Signore. ] Paura di offendere una così grande maestà. Grotta, spectat Catone, era una parola d'ordine tra i romani. Il senato turco è molto attento a quello che dice o fa, quando sa che il Gran Signore è alla porta pericolosa e sente tutto.

Fai attenzione e fallo. Abbondante cautela non guasta qui .

Poiché non c'è iniquità con il Signore nostro Dio.] Come non ci deve essere nemmeno con te, a cui ha affidato l'amministrazione del suo regno terreno. I giudici ateniesi, prima di salire al tribunale, giurarono che avrebbero senza contorcersi né deformarsi, secondo le leggi; e in quelle cose sulle quali non c'erano leggi, secondo coscienza ed equità, che i Greci chiamano γνωμην δικαιοτατην, - la più giusta sentenza. un

Né rispetto delle persone.] Egli sente parlare le cause, e non le persone; così dovresti tu. Gli antichi, per questo, immaginavano la giustizia cieca. Gli Areopagiti udirono cause nell'oscurità; ma così non fecero quegli altri giudici ateniesi, i quali, avendo dinanzi a sé la bella meretrice Frine, condannarono per qualche grave delitto, e stavano per condannarla, abssolverunt tamen postquam conspexerunt speciosissimum eius pectus, ecc.

, la assolse nondimeno, quando ebbero visto il suo bel seno, che Iperide suo avvocato mostrava loro, per muoverli a compatirla. Questo era conforme al loro giuramento menzionato nella prima nota? Si narra dell'imperatore Traiano, che non temeva né odiava alcun uomo vivente. B

Né prendere doni.] Dio non è δωροφαγος : rifiuta i sacrifici degli empi e non sarà corrotto. Demostene era presso Arpalo, a rischio del suo paese; ma Focione non lo fece, perché quando Alessandro Magno gli inviò grandi doni per convincerlo in tal modo al suo fianco, chiese ai messaggeri perché il loro padrone avesse inviato doni a lui piuttosto che a qualsiasi altro degli Ateniesi. Risposero: Perché ti ritiene onesto, e quindi più meritevole. Egli rispose: Riporta dunque i suoi doni; Et me talem esse porro sinat, e lascia che mi permetta di continuare ancora nella mia onestà.

un archeologo. Attico, 113.

b Plutarco., Vit. x., Ret. in Iperide.

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