E subito l'angelo del Signore lo percosse, perché non diede a Dio la gloria: e fu mangiato dai vermi, e restituì lo spirito.

ver. 23. Perché non ha dato gloria ] Giuseppe è affidato a tutti i beni di Potifar, non a sua moglie: la gloria è l'amato Sposo di Dio; nel godimento di cui è un Dio geloso, che non ammette co-rivulo, né in cielo né in terra, Isaia 42:8 ; guardarlo, e desiderarlo, significa commettere adulterio spirituale con esso nei nostri cuori.

E fu mangiato dai vermi ] σκωληκοβρωτος. O con i pidocchi, come era stato prima di lui suo nonno Erode; come il tiranno Massimino (che aveva esposto la sua proclamazione scolpita in bronzo, per l'abolizione totale di Cristo e della sua religione) era dopo di lui. a Così era Filippo II, re di Spagna, il quale giurò che avrebbe preferito non avere sudditi che sudditi luterani. E quando fu scampato per un soffio all'annegamento in un naufragio, disse di essere stato consegnato dalla singolare provvidenza di Dio a sradicare il luteranesimo; cosa che in quel momento iniziò a fare, ecc.

Ma Dio era anche con lui subito dopo. Vedi Scriban. de Istituto. principe xx. Una fine malvagia toccò anche a Diagoras l'ateo; il quale quando ebbe fatto una famosa orazione contro una divinità, il popolo venne ad applaudirlo, e disse che li aveva quasi persuasi, ma solo essi pensavano che se qualcuno fosse Dio, lo fosse per la sua eloquenza; per che questo disgraziato, come Erode, si contentò di essere considerato un dio; che presto ha portato la sua rovina.

Buono dunque è il consiglio dell'apostolo: «Non desideriamo vana gloria», dell'applauso popolare; che cos'è altro che un soffio di alito puzzolente, una meteora che vive nell'aria, un magnum nihil, una fantasia gloriosa, Galati 5:26 ; e se dispregiativo all'onore di Dio, come qui, si rivela pernicioso e distruttivo.

E rinunciò al fantasma ] La sua morte fu precationis opus potius quam morbi, come si diceva dell'eretico Ario, che fu confuso dalle preghiere di Alessandro buon vescovo di Costantinopoli. (Socrat. lib. i. cap. 15.) Giuseppe Flavio dice: Erode alla sua morte si lamentò molto della vanità del popolo nel divinizzarlo. Ma nessun uomo è lusingato da un altro che non abbia prima adulato se stesso.

a Sic et Sulla pediculari morbo periit. Plutarco.

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