Sì, ho odiato tutto il mio lavoro che avevo preso sotto il sole: perché dovrei lasciarlo all'uomo che sarà dopo di me.

ver. 18. Sì, odiavo tutto il mio lavoro, ] cioè, mi dispiaceva pensare di essere stato così ansioso e serio nell'ottenere una grande proprietà, che ora devo lasciare, ea cui non conosco; certo lo sono per quelli che non si sono mai presi la briga di farlo. E qui vediamo scoprirsi la corruzione della nostra natura, in quanto siamo così legati alle cose di questo mondo - specie se ottenute dalla nostra stessa arte e industria - che pensiamo molto di separarci da esse con la morte, e di andarcene ad altri, quando noi stessi non possiamo più goderne.

Henry Beaufort, quel ricco e disgraziato cardinale, vescovo di Winchester e cancelliere d'Inghilterra, durante il regno di Enrico VI, quando si accorse che doveva morire e che non c'era rimedio, mormorò alla morte, che le sue ricchezze non potevano opporsi lui fino a un'altra volta. Perché ha chiesto: 'Perché dovrei morire, essendo così ricco? Se l'intero regno mi salverebbe la vita, io sono in grado di ottenerlo con la politica, o con la ricchezza di comprarlo. Fiero, disse, non sarà la morte pagata? i soldi non serviranno a niente?' un

Latimer, in un sermone davanti a re Edoardo VI, racconta la storia di un uomo ricco, che quando si sdraiò sul letto di malato, uno venne da lui e gli disse che certamente, per tutte le ragioni che possono giudicare, era come se sii un uomo per un altro mondo, un uomo morto. Non appena sente solo queste parole, dice Latimer; Che cosa! devo morire? disse. Manda a chiamare un medico; ferite, fianchi, cuore, devo morire? ferite, fianchi, cuore, devo morire? e così va avanti, e da lui non potrebbe esserci nulla, ma Ferite, fianchi, cuore, devo morire? Devo morire e andarmene da questi? Ecco tutto, ecco la fine di un uomo che ha fatto la sua parte per essere in questo mondo. Se il cuore di quest'uomo fosse stato squarciato dopo la sua morte, si sarebbe potuto trovare scritto in esso: "Il dio di questo mondo presente".

Il signor Jeremy Burroughs racconta in stampa b di un altro uomo ricco, che aveva vissuto qualche tempo vicino a lui, il quale, quando seppe che la sua malattia era mortale, mandò a prendere i suoi sacchi di denaro e li abbracciò tra le braccia, dicendo: Oh! devo lasciarti? Oh! devo lasciarti? E di un altro, il quale, quando si sdraiò sul letto del malato, chiamò le sue borse, e gli mise al cuore una borsa d'oro, e poi ordinò loro di portarla via, Non va, non va.

Il signor Rogers nel suo "Trattato d'amore", racconta di uno che, essendo prossimo alla morte, si mise in bocca un pezzo d'oro da venti scellini, dicendo: Alcuni più saggi di altri, lo porterò con me comunque.

a Atti e lun., fol. 925.

b Sem. il Salmi 17:14 , 3 aprile 1643, davanti al Sindaco.

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