In tutto questo Giobbe non peccò, né accusò Dio di stoltezza.

ver. 22. In tutto questo Giobbe non peccò] Le versioni greca e latina aggiungono qui, con le sue labbra; ma potrei piuttosto essere del giudizio di Mercer, che riferisce la prima parte di questo verso alla mente, e la seconda alla bocca (Beza.); mostrando che Giobbe non pensava nel suo cuore, né pronunciava con la sua bocca, qualcosa di inadatto e indegno di Dio, tanto che sia dentro che fuori portava via la vittoria e la conquista su Satana, e così meglio meritava di essere santificato del nostro Enrico VI , di cui il cronista scrive così: Il re in entrambi i possedimenti si umiliò così, che portò modestamente l'uno e subì moderatamente l'altro; sì, tale era il suo portamento, che l'incostanza del suo stato non poteva alterare la costanza della sua mente; tanto che uno de' suoi successori, re Enrico VII, si adoperò per quell'unica virtù, per farlo canonizzare per santo;

Hist. continua. di Trussel). Dio stesso ha qui canonizzato, incoronato e raccontato il santo Giobbe, per le sue molte buone proprietà prima, e qui per la sua umiltà e pazienza. La prova della sua fede, essendo molto più preziosa di quella dell'oro che perisce, sebbene sia provato col fuoco, si trova a lode, onore e gloria, 1 Pietro 1:7 .

Era un detto di Filostrato, che un Giove esposto da Omero, il poeta, valeva dieci stabiliti da Fidia, l'intagliatore; perché i primi sono volati all'estero per tutto il mondo; mentre l'altro non si mosse mai dal suo piedistallo ad Atene: così un Giobbe, così rinomato dalla penna di Dio, è ben al di là di tutto ciò che è stato memorizzato nelle storie umane per la loro equanimità e costanza. In tutto ciò che Giobbe soffrì, agì e pronunciò, non peccò, sc.

peccaminosamente; non si è trasformato nell'immagine del peccato; non peccò maledicendo Dio, come sperava Satana, e l'avrebbe voluto; o accusato Dio di stoltezza, o di follia; con qualsiasi cosa insolente, insultante, sgradevole; non lo accusava minimamente di averlo trattato in modo insensato o indegno; e ciò è qui menzionato, come grazia, quasi a miracolo, come pazienza avendo la sua opera perfetta, e dimostrando che Giobbe è perfetto e integro, senza mancare di nulla, Giacomo 1:4 .

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