Stende la mano sulla roccia; rovescia i monti con le radici.

ver. 9. Stende la mano sulla roccia ] "Egli", cioè l'uomo mortale, il minatore, Giobbe 28:4 (non Dio, come vorrebbe Mercer), "tende la mano"; sc. per scavare queste rocce, affinché giunga a quel tesoro e si faccia padrone di quel bottino che è nascosto nelle loro viscere.

Niente è così difficile che l'abilità non conquista.

Alla domanda di Alessandro Magno, come ha così presto invaso l'universo? rispose, non ho mai ritenuto impossibile ottenere nulla. Quando aveva sentito parlare di qualcosa di pericoloso da fare, o di improbabile, si metteva piuttosto su di esso e diceva: Iam periculum par animo Alexandri, Questa è un'impresa degna di un Alessandro. Così di Giulio Cesare (che a suo tempo aveva preso mille città, conquistato trecento nazioni, fatto prigionieri un milione di uomini e ne uccise altrettanti) canta il poeta (lucano),

- Cesare frettoloso in ogni cosa

Credendo che nulla fosse stato fatto, finché non fosse rimasto qualcosa da fare,

La storia è terribile. -

La difficoltà non fa che stuzzicare gli spiriti eroici; sveglia, ma non indebolisce in alcun modo, i coraggiosi e gli operosi. Annibale si fece strada attraverso le Alpi abbattendo un'enorme roccia putrefatta dal fuoco e vi si versò dell'aceto. Quindi Giovenale,

La natura pone le Alpi e la neve

Corse giù per le rocce e strappò la montagna con l'aceto.

Egli rovescia i monti con le radici ] Oppure, lo rigira alle radici dei monti; sc. che mina, con l'ostinazione del suo lavoro.

- Il duro lavoro vince su tutto.

Δεινος και παντολμος της φιλοχρηματιας ερως, dice Isidoro, l'amore per il denaro è audace e disperato.

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