Commento completo di John Trapp
Giobbe 29:18
Allora ho detto: morirò nel mio nido e moltiplicherò i [miei] giorni come la sabbia.
ver. 18. Allora dissi: morirò nel mio nido ] Ebr. spirare ed espirare il mio ultimo, per morte naturale, nella mia casa, e in mezzo al mio popolo; come un uccello muore nel suo nido quando ha vissuto fino in fondo. Pollicebar mihi securitatem, mi sono promesso una vita prospera e lunga, tutta salute e felicità (Brent.). Questo alcuni fanno essere una colpa in Giobbe, come lo fu anche in Davide, quando nella sua prosperità disse: "Non sarò mai smosso", Salmi 30:6 .
E in verità i cuori più santi sono inclini in una tale ristrettezza a crescere orgogliosi e sicuri; come i vermi e le vespe mangiano le mele ei frutti più dolci. Ma altri sono del giudizio, che questa era una lodevole fiducia in Giobbe, fondata sulle promesse di Dio, e la coscienza della propria rettitudine; un ευθυμια, una sicurezza spirituale, una calma benedetta e compostezza, un sabato di spirito, che scaturisce dalla fede e che provoca gioia.
Tutto questo andava bene, solo quello di Bernardo doveva essere attentamente ascoltato e tenuto a, Laeti simus non securi, gaudentes in Spiritu Sancto, sed tamen caventes a recidivo: Siate allegri possiamo, ma non carnalmente sicuri; rallegrandoci nello Spirito Santo, ma attenzione che non indietreggiamo. Davide per aver calcolato male un punto, perse il porto e corse sulle rocce, Salmi 30:1-12 E qui Giobbe sembra essersi sbagliato, prendendo le promesse di felicità esteriore senza eccezione della croce; per ciò che poi è rimproverato da Eliu, e anche da Dio stesso.
E moltiplicheranno i miei giorni come la sabbia ] cioè Molto lunghi, per un'iperbole della Scrittura, Genesi 22:17 ; Genesi 32:12 ; Genesi 41:49 . La Settanta leggeva, Come la fenice: il latino della Vulgata, come la palma, che è annoverata tra gli alberi longevi, come lo è anche la fenice tra le creature più longeve.
R. Salomone dice che vive mille anni, altri cinquecento, e poi muore nel suo nido, fatto di incenso e mirra, e di altri dolci odori, che essendo acceso dal calore del sole, viene ridotto in cenere, dicono ; dalle quali ceneri, molto tempo dopo, esce un'altra fenice. Quanto sia vero tutto questo della Fenice, non devo dirlo. Lascia che quelli che leggeranno di più nella Storia degli uccelli di Gesner; o lascia che guardino al poema di Lattanzio chiamato la Fenice, con il commento di Betuleio.