Temevo una grande moltitudine, o mi atterriva il disprezzo delle famiglie, che tacevo, [e] non uscivo dalla porta?

ver. 34. Ho forse temuto una grande moltitudine ] Oppure, sebbene avessi terrorizzato una grande moltitudine, tuttavia la più spregevole delle famiglie mi ha logorato (o umiliato), così che ho taciuto e non sono uscito di casa; qd Avrei potuto per la mia grandezza sostenere i miei misfatti, e chi ha osato una volta interrogarmi, o ciarlare davanti a me? Ma questo non l'ho fatto, non ho osato; come frenato dal timore reverenziale di Dio; sì, anzi, se qualcuno, anche se di rango più umile, fosse venuto da me e mi avesse ammonito amichevolmente delle mie colpe, oppure mi avesse rimproverato più aspramente, l'ho preso bene da lui, non una volta aprendo la bocca a lottare con lui per i miei peccati, non muovendomi affatto all'esterno per fargli del male.

Combattiamo con le nostre colpe, e non con i nostri amici che ce le raccontano, disse quell'imperatore tedesco. E quando un povero eremita venne dal nostro Riccardo I, nel 1195 dC, e predicandogli parole di vita eterna, gli ordinò di essere memore della sovversione di Sodoma e di astenersi dalle cose illegali; altrimenti (disse) la meritata vendetta di Dio verrà su di te; il re mise a cuore queste cose e divenne più devoto e caritatevole verso i poveri.

Che tacevo, e non uscivo della porta ] risposi, non in difesa del male che avevo fatto; Non ho pianto, come si usava fare nei tribunali, Non feci, Non colpevole; ma io, io, ego qui feci, sono veramente colpevole, e per questo non sono uscito di casa, ma mi sono tenuto in casa quanto ho potuto, per vergogna e dolore per ciò che avevo fatto di male. Trattenni la lingua e nascosi la testa. Questo era giusto; e questa mi sembra essere la giusta interpretazione del testo tra quelle tante altre che vengono portate dagli espositori.

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