Allora Elifaz il Temanita rispose e disse:

ver. 1. Allora Elifaz il Temanita ] Poi, quando Giobbe gli ebbe giaciuto intorno in questo modo; e, concedendo alla sua lingua troppa libertà per scagliarsi fuori, aveva pronunciato parole poco migliori che blasfeme e contumelie contro Dio; poi Elifaz, Temanites ille, primogenito di Esaù, Genesi 36:4 (dice R. Salomon), cresciuto nel seno di Isacco, e così assuefatto alle rivelazioni dall'alto.

Altri pensano che discendesse da Teman, nipote di Esaù, ecc. Era un uomo di grande saggezza e di grande discorso; uno che poteva esprimere adeguatamente la sua opinione e lo faceva liberamente. Sembra essere stato il capo dei tre per età e autorità, e quindi inizia; fingendo di esservi mosso dallo zelo per la gloria di Dio, non poco turbato dall'impazienza di Giobbe assaporando l'ipocrisia, e sostenendo eum ficto fucatoque cordo fuisse, che era stato poco meglio di un dissimulatore.

Un'accusa senza causa e non caritatevole; abbastanza da averlo portato alla disperazione. I rabbini parlano così bene dei tre amici di Giobbe, che erano soliti dire in un proverbio ( Bava bathra Perech 1 ): Che un uomo gli procuri gli amici che aveva Giobbe, oppure lo porti fuori dal mondo (come lo era Crisippo solito dire, Aut mentem, aut restim comparandam ). Ma Gregorio Magno dice che questi tre, Elifaz, Bildad e Zofar, fanno valere opportunamente degli eretici, i quali da principio cominciano a parlare dolcemente, come se non volessero nuocere a colui al quale parlano, ma solo bene, acquistare la sua benevola attenzione, ma presto arriva a pronunciare parole che feriscono molto l'ascoltatore e lo turbano molto, ecc.

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