Commento completo di John Trapp
Giovanni 15:5
Io sono la vite, voi siete i tralci: colui che dimora in me, e io in lui, fa molto frutto: perché senza di me non potete far nulla.
ver. 5. Lo stesso porta molto frutto ] Cristo è una vite generosa, una pianta rinomata; e tutti i suoi sono «pieni di frutti di giustizia», Filippesi 1:11 , hanno cuori pieni di bontà, come quelli Romani 15:14 , e vivono pieni di buone opere, come Tabitha, Atti degli Apostoli 9:33 .
In Bucholcero vivida omnia fuerunt; vivida vox, vividi oculi, vividae manus, gestus omnes vividi. (Melch. Ad. in Vita.) Neemia non si fermò mai facendo del bene al suo popolo; stava bene dappertutto. Come il fico egiziano, che porta frutto sette volte l'anno; o l'albero di limoni, che ogni tanto emette nuovi limoni, non appena i primi sono caduti; o la pianura della Campania, ora chiamata Terra de lavoro, regione di lavoro, che è lodata per il più fruttuoso plat di terra che sia nell'universo.
Perché senza di me non potete fare nulla ] Questo è a bruciapelo contro la dottrina del libero arbitrio. Sub laudibus naturae latente inimici gratiae, Dice Agostino, coloro che si nascondono sotto la lode delle opere sono nemici della libera grazia. Queste volontà hanno bisogno di martellare la propria felicità, come il ragno, arrampicandosi per un filo della sua stessa tessitura, con il motto di conseguenza, Mihi soli debeo. Lo devo solo a me.
Mentre l'apostolo chiede: Chi ti ha fatto differire? Grevinchovius l'Arminiano risponde audacemente, Ego meipsum discerno, mi permetto di dissentire. Questo aveva appreso dai pagani tra l'altro: Ciò che viviamo, è da Dio; ma che viviamo bene, è da noi stessi, dice Seneca. E questo è il giudizio di tutti gli uomini, dice Cicerone, che la prosperità va cercata da Dio, ma la sapienza va tolta da noi stessi.
Di altro giudizio fu sant'Agostino, e disse: Ciceronem, ut faceret homines liberos, fecisse sacrilegos. Quod vivamus deorum munus est; quod bone vivamus, nostrum. Iudicium hoc omnium mortalium est, &c. (Cic. de Nat. Deor.; Ago. Civ. Dei. l. 5.)