Sì - Davvero; o, ecco. Bildad qui inizia le sue osservazioni sul destino certo dei malvagi, e mette insieme un certo numero di detti apparentemente proverbiali, mostrando che la calamità in varie forme avrebbe certamente raggiunto i malvagi. Non c'è nulla di particolarmente nuovo nella sua argomentazione, sebbene l'uso delle varie immagini da lui impiegate mostri quanto profonda fosse la convinzione di questa dottrina in quel momento e quanto ampiamente prevalse.

La luce dei malvagi sarà spenta - La luce qui è un emblema di prosperità.

La scintilla del suo fuoco - Ebraico la fiamma del suo fuoco. Potrebbe esserci un'allusione qui alle usanze dell'ospitalità araba. Questa era, ed è, la loro gloria nazionale, ed è il loro vanto che nessuno l'abbia mai rifiutata. L'emblema del fuoco o della fiamma qui può riferirsi all'usanza di accendere un fuoco su un'altura, vicino a un'abitazione, per attirare lo straniero a condividere l'ospitalità del proprietario di essa; oppure può riferirsi al fuoco nella sua tenda, che lo straniero era sempre libero di condividere.

Nella raccolta dei poemi arabi, chiamata Hamasa, questa idea ricorre quasi nelle parole di Bildad. L'estratto mi è stato fornito dal Rev. Eli Smith. È un vanto di Salamiel, un principe di Tema. Nell'esaltare le virtù della sua tribù, dice: “Nessun nostro fuoco si è mai spento di notte senza un ospite; e nessuno dei nostri ospiti ci ha mai denigrato”. L'idea qui è che i malvagi cercherebbero di mostrare ospitalità, ma i mezzi sarebbero tolti.

Non gli sarebbe permesso di godere dell'ambita fama di mostrarlo allo straniero, e il fuoco che avrebbe potuto invitare il viandante, o che avrebbe potuto dargli conforto, si sarebbe spento nella sua dimora. L'impossibilità di estendere l'offerta di un'ospitalità liberale equivarrebbe alla povertà più profonda o alla più grande afflizione.

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