Se sei giusto, che cosa gli dai? - Lo stesso sentimento sostanzialmente dei versi precedenti. È che Dio è supremo e indipendente. Non desidera tali benefici dai servizi dei suoi amici e non è così dipendente da loro; da essere indotto ad interporsi a loro favore, in qualsiasi modo al di fuori di quanto strettamente proprio. È da presumere, quindi, che li tratterà secondo ciò che è giusto, e poiché è giusto che abbiano prove del suo favore, ne consegue che "sarebbe" vantaggio nel servirlo, e nell'essere liberato dal peccato; che "sarebbe" meglio essere santi che condurre una vita di trasgressione.

Questo ragionamento sembra in qualche modo astratto, ma è corretto ed è valido ora come lo era al tempo di Elihu. Non c'è motivo per cui Dio non dovrebbe trattare le persone secondo il loro carattere. Non è così obbligato verso i suoi amici, e non ha tale motivo per temere i suoi nemici; non trae tanto beneficio dall'uno, né riceve tale danno dall'altro, da essere indotto a deviare dalla stretta giustizia; e ne segue quindi che dove dovrebbe esserci ricompensa ci sarà, dove dovrebbe esserci punizione ci sarà, e di conseguenza che c'è un vantaggio nell'essere giusti.

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