Note di Albert Barnes sulla Bibbia
Giona 1:17
Ora il Signore aveva (letteralmente "E il Signore") preparato - Giona (come appare dal suo ringraziamento) non fu inghiottito subito, ma affondò in fondo al mare, Dio lo prese in vita lì per miracolo, come fece in la pancia del pesce. Poi, quando l'alga si era attorcigliata intorno alla sua testa, e sembrava che fosse già sepolto fino a quando il mare non l'avesse resa morta, "Dio ha preparato il pesce per inghiottire Giona".
“Dio avrebbe potuto facilmente mantenere Giona in vita nel mare come nel ventre del pesce, ma, per prefigurare la sepoltura del Signore, ha voluto che fosse dentro il pesce il cui ventre era come una tomba”. Giona, non dice che pesce fosse; e anche nostro Signore usò un nome, che significava solo uno dei pesci più grandi. Eppure non era miracolo più grande creare un pesce che inghiottisse Giona, che conservarlo in vita quando inghiottito.
“Il bambino è sepolto, per così dire, nel grembo di sua madre; non può respirare, eppure, anche così, vive e si conserva, meravigliosamente nutrita dalla volontà di Dio”. Colui che conserva l'embrione nella sua tomba vivente può mantenere la vita dell'uomo senza l'aria esteriore come con essa.
La stessa Divina Volontà conserva in essere tutta la creazione, o la crea. La stessa volontà di Dio ci mantiene in vita respirando quest'aria esteriore, che ha preservato Giona senza di essa. Per quanto tempo gli uomini penseranno a Dio, come se fosse uomo, al Creatore come se fosse una creatura, come se la creazione fosse solo un intricato pezzo di macchina, che deve continuare, suonando i suoi regolari cambiamenti fino a quando non sarà indossato? fuori, e Dio è stato rinchiuso, come una sorta di molla al suo interno, a chi potrebbe essere permesso di essere una Forza primordiale, per metterla in moto, ma non dovrebbe essere permesso di variare ciò che ha fatto una volta? "Dobbiamo ammettere l'agenzia di Dio", dicono questi uomini quando non sarebbero di nome atei, "una volta all'inizio delle cose, ma dobbiamo permettere la Sua interferenza con la massima parsimonia.
” Molto saggia disposizione della creatura, se fosse davvero il dio del suo Dio! Provvedimento più premuroso per la non interferenza del suo Creatore, se solo potesse garantire che Egli non interferisse con esso per sempre! Acuta filosofia fisica, che con la sua parola onnipotente annullerebbe gli atti di Dio! Il mondo senza cuore, senza senso, senza vista, che esiste in Dio, è sostenuto da Dio, il cui respiro è un effluvio dell'amore di Dio, e che tuttavia non Lo vede, grazie a Lui, pensa che sia una cosa più grande trattenere la propria fragile esistenza da qualche legge immaginata, che essere oggetto della tenera cura personale del Dio Infinito che è Amore! Povere anime ingannate, che spegnerebbero da sole la Luce del mondo, affinché non eclissasse il fulmine della loro stessa teoria!
E Giona era nel ventre del pesce - Il tempo in cui Giona era nel ventre del pesce era una profezia nascosta. Giona non lo spiega né lo indica. Racconta il fatto, come la Scrittura è abituata a fare. Poi ne individua uno, il punto di svolta. Senza dubbio in quei tre giorni e tre notti di oscurità, Giona (come colui che dopo la sua conversione divenne Paolo), meditò molto, si pentì molto, si addolorò molto, per amor di Dio, che aveva sempre offeso Dio, si proponeva l'obbedienza futura, adorava Dio con stupore meravigliato per il Suo giudizio e misericordia.
Era una casa angusta, nella quale Giona, per miracolo, non si consumò; per miracolo, respirato; per miracolo, conservava i sensi in quel luogo fetido. Giona senza dubbio si pentì, si meravigliò, adorò, amò Dio. Ma, tra tutti, Dio ha individuato questo punto, come, da un posto del genere, Giona abbia ringraziato Dio. Come liberò Paolo e Sila dalla prigione, quando Lo pregarono ad alta voce, così quando Giona, per ispirazione del Suo Spirito, Lo ringraziò, Egli lo liberò.
Ringraziare Dio, solo per ottenere da Lui nuovi doni, non sarebbe che una forma raffinata, ipocrita di egoismo. Un atto così formale non sarebbe affatto un ringraziamento. Ringraziamo Dio, perché lo amiamo, perché è così infinitamente buono, e così buono con noi, indegno. L'ingratitudine ci chiude la porta alle Sue misericordie personali, perché le rende occasione di nuovi peccati nostri. La gratitudine rende la bontà essenziale di Dio libera (per così dire) di essere buona con noi.
Può fare ciò che gli piace fare, essere buono con noi, senza che noi facciamo della sua bontà una fonte di danno per noi. Ringraziandolo attraverso la sua grazia, diventiamo vasi adatti per grazie più grandi. “Beato colui che, ad ogni dono di grazia, ritorna a Colui nel quale è ogni pienezza di grazie; al quale, quando ci mostriamo non ingrati per i doni ricevuti, facciamo spazio in noi stessi alla grazia, e ci incontriamo per riceverne ancora di più.
Ma quello di Giona era quel carattere speciale di gratitudine, che ringrazia Dio in mezzo a calamità da cui non c'era uscita umana; e Dio ha posto il suo sigillo su questa sorta di gratitudine, annettendo questa liberazione, che ha consacrato Giona come immagine di nostro Signore, al suo meraviglioso atto di ringraziamento.