Note di Albert Barnes sulla Bibbia
Giona 4:9
Faresti bene ad essere arrabbiato? - o “Vedi ancora come Dio Onnipotente, per la Sua smisurata bontà, con la tenerezza struggente di un padre, quasi dispetto con le anime innocenti dei santi! Il Cristo-palma lo ombreggia: il profeta ne gioisce grandemente. Allora, nella Provvidenza di Dio, il bruco lo assale, il cocente vento d'Oriente lo percuote, mostrando allo stesso tempo quanto sia necessario il sollievo della sua ombra, affinché il profeta sia tanto più addolorato, quando è privato di un tale bene. Gli chiede abilmente, era molto addolorato? e quello per un arbusto? Egli confessa, e questo diventa la difesa di Dio, l'Amante dell'umanità”.
Faccio bene ad essere arrabbiato, fino alla morte - o “L'ira veemente porta gli uomini a desiderare e ad amare la morte, specialmente se contrastati e incapaci di rimuovere l'ostacolo che li fa adirare. Perché allora l'ira veemente genera dolore veemente, dolore, sconforto”. Ognuno di noi ha il suo cristo-palma; e il nostro cristo palma ha il suo verme. “In Giona, che pianse quando ebbe assolto il suo ufficio, vediamo quelli che, in ciò che sembrano fare per Dio, o non cercano la gloria di Dio, ma un fine proprio, o almeno pensano che la gloria giacere dove non lo fa.
Per chi cerca la gloria di Dio, e non la propria Filippesi 2:21 . cose, ma quelle di Gesù Cristo, dovrebbero volere ciò che Dio ha voluto e fatto. Se vuole qualcos'altro, dichiara chiaramente che ha cercato se stesso, non Dio, o se stesso più di Dio. Giona cercò la gloria di Dio dove non era, nell'adempimento di una profezia di dolore.
E scegliendo di essere guidato dal proprio giudizio, non da quello di Dio, mentre avrebbe dovuto gioire grandemente, che così tante migliaia, essendo "morte, tornassero in vita", essendo "perdute, furono ritrovate", lui, quando "c'era gioia in cielo tra gli angeli di Dio per” tanti peccatori pentiti, fu “afflitto da una grande afflizione” e si adirò.
Questo accade sempre a coloro che desiderano che "questo" avvenga, non ciò che è meglio e più gradito a Dio, ma ciò che ritengono più utile a se stessi. Da qui vediamo il nostro grandissimo e comune errore, che pensano che la nostra pace e tranquillità risiedano nell'adempimento della nostra volontà, mentre questa volontà e giudizio del nostro è la causa di tutti i nostri problemi. Allora Giona prega e tacitamente incolpa Dio, e non tanto per scusare quanto approvare quella sua precedente fuga verso “Colui i cui occhi sono troppo puri per contemplare l'iniquità.
E poiché ogni affetto disordinato è una punizione a se stesso, e colui che si discosta dall'ordine di Dio non ha stabilità, è in tale angoscia, perché ciò che vuole, non sarà, che desidera morire. Perché non può essere che la "sua" vita, che misura tutto con la sua volontà e mente, e che non segue Dio come sua guida, ma piuttosto vuole essere la guida della Divina Volontà, sia di tanto in tanto turbato da grandi tristezza.
Ma poiché "il Signore misericordioso e pietoso" ha pietà della nostra infermità e ci ammonisce dolcemente interiormente, quando ci vede in contrasto con lui, non abbandona Giona in quel caldo dolore, ma lo biasima amorevolmente. Quanto sono irrequieti questi uomini, lo vediamo da Giona. Il "cristo-palma" cresce sopra la sua testa, ed "era estremamente contento del cristo-palma". Qualsiasi fatica o disagio sopportano molto male, ed essendo abituati a non sopportare nulla e seguire la propria volontà, sono tormentati e non possono sopportarlo, come Giona non ha fatto il sole.
Se qualcosa, per quanto lieve, accade per alleviare il loro dolore, sono smisuratamente felici. Presto allietati, presto addolorati, come bambini. Non hanno imparato a sopportare nulla con moderazione. Che meraviglia allora che la loro gioia si trasformi presto in dolore? Si rallegrano per un cristo-palma, che presto inverdisce, presto si secca, cade presto a terra e viene calpestato. Tali sono le cose di questo mondo che, possedute, sembrano grandi e durature; quando improvvisamente perduti, gli uomini vedono quanto sono vani e fuggevoli, e quella speranza deve essere riposta non in loro ma nel loro Creatore, che è Immutabile.
È quindi una grande dispensa di Dio verso di noi, quando quelle cose in cui abbiamo preso un piacere speciale sono tolte. Nulla può avere l'uomo così piacevole, verde e, in apparenza, così duraturo, che non abbia il suo verme preparato da Dio, per cui, all'alba, possa essere colpito e morire. Il cambiamento della volontà umana o dell'invidia disturba il favore della corte; molteplici incidenti, ricchezza; il diverso parere del popolo o dei grandi, onori; malattia, pericolo, povertà, infamia, piacere. Il cristo-palma di Giona aveva un verme; i nostri ne hanno molti; se ne mancano gli altri, c'è l'inquietudine dei pensieri dell'uomo, il cui cibo è l'inquietudine”.