Chiunque vede il Figlio e crede in lui, non bastava vederlo e ascoltarlo, ma era necessario anche credere in lui. Molti ebrei lo avevano visto, ma pochi gli credevano. Gesù aveva detto nel versetto precedente che tutto ciò che il Padre gli aveva dato doveva essere salvato. Ma non ha mai lasciato una dottrina in modo che gli uomini debbano fraintenderla. Per timore che si debba supporre che se gli fosse stato dato un uomo questo era tutto ciò che era necessario, e che nessuno dovrebbe dire: "Se devo essere salvato lo sarò, e i miei sforzi saranno inutili", afferma qui che è è necessario che un uomo creda in lui.

Questa sarebbe la prova che è stato dato a Dio, e questa sarebbe la prova conclusiva che sarebbe stato salvato. Se si fosse sempre prestata attenzione a questa spiegazione del Salvatore, la dottrina dell'elezione non sarebbe stata abusata come lo è stata. I peccatori non si siedono indifferenti, dicendo che se sono dati a Cristo, tutto andrà bene. Sarebbero sorti come il figliol prodigo e sarebbero andati a Dio; e, avendo creduto nel Salvatore, avrebbero poi avuto la prova che gli erano stati dati - la prova derivante da un cuore umile, penitente, credente - e allora avrebbero potuto gioire nell'assicurazione che Gesù non avrebbe perso nulla di ciò che era stato dato a lui, ma lo risusciterebbe all'ultimo giorno.

Tutte le dottrine di Gesù, come le ha predicate, sono sicure, pure e coerenti; come gli uomini le predicano, sono, purtroppo, spesso incoerenti e suscettibili di obiezione, e sono adatte a produrre disperazione da un lato, o presuntuosa fiducia in se stessi dall'etere. Gesù insegna agli uomini a sforzarsi di entrare in paradiso, come se potessero fare il lavoro da soli; e tuttavia dipendere dall'aiuto di Dio e dargli la gloria, come se avesse fatto tutto.

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