Poiché dopo che nella sapienza di Dio il mondo per sapienza non conobbe Dio, piacque a Dio per la stoltezza della predicazione di salvare quelli che credono. Perché dopo ciò nella saggezza di Dio - osserva il Dr. Lightfoot, "Quella σοφια του Θεου, la saggezza di Dio, non deve essere intesa di quella saggezza che aveva Dio per suo autore, ma quella saggezza che aveva Dio per suo oggetto. C'era, tra i pagani, σοφια της φυσεως, sapienza sulle cose naturali, cioè la filosofia, e σοφια του Θεου, sapienza su Dio, cioè la divinità.

Ma il mondo nella sua divinità non poteva, per sapienza, conoscere Dio." Il chiaro significato di questo versetto è che i saggi del mondo, specialmente i filosofi greci, che possedevano ogni vantaggio che la natura umana potesse avere, indipendentemente da un La rivelazione divina, e che avevano coltivato al massimo le loro menti, non avrebbero mai potuto, con la loro cultura, saggezza e industria, scoprire Dio; né i filosofi più raffinati tra loro avevano opinioni giuste e corrette della natura divina, né di quella in quale consiste la felicità umana.

L'opera di Lucrezio, De Natura Rerum, e l'opera di Cicerone, De Natura Deorum, ne sono prove incontestabili. Anche gli scritti di Platone e di Aristotele hanno contribuito poco a togliere il velo che offuscava la comprensione degli uomini. Nessuna sapienza se non quella che veniva da Dio poteva mai penetrare e illuminare la mente umana.

Per la stoltezza della predicazione - Per la predicazione di Cristo crocifisso, che i pagani chiamavano μωρια, stoltezza, in opposizione alle loro dottrine, che chiamavano σοφια, sapienza. Non fu per la stoltezza della predicazione, letteralmente, né per la stolta predicazione, che Dio salvò il mondo; ma per quel Vangelo che chiamavano μωρια, stoltezza; che era, infatti, la sapienza di Dio, e anche la potenza di Dio per la salvezza di coloro che credevano.

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