E in un determinato giorno Erode, vestito con abiti reali, si sedette sul suo trono e pronunciò loro un'orazione. In un giorno prestabilito, ecc. - Un giorno in cui si esibivano giochi, ecc. in onore dell'imperatore romano. A cosa si riferisce, impariamo da Giuseppe Flavio. "Erode, dopo aver regnato tre anni su tutta la Giudea (aveva regnato quattro anni prima sulla tetrarchia di Filippo suo fratello), scese a Cesarea, e vi fece spettacoli e giochi in onore di Claudio, e fece voti per la sua salute. .

Il secondo giorno di questi spettacoli, indossò una veste tutta d'argento, e di un contesto veramente meraviglioso, e di buon mattino entrò in teatro; in quel tempo l'argento della sua veste, illuminato dal primo riflesso dei raggi del sole, rifulse in modo sorprendente, e risplendeva tanto da seminare orrore su coloro che lo guardavano intenti; e subito i suoi adulatori gridarono, uno da un luogo e l'altro da un altro: "Egli è un dio", e soggiunsero: "Abbi pietà di noi, perché sebbene fino ad ora ti abbiamo venerato solo come uomo, tuttavia d'ora in poi ti considero superiore alla natura mortale.

' Né il re li rimproverò, né respinse la loro empia adulazione. Ma, alzando lo sguardo, vide un gufo su una certa corda sopra la sua testa, e subito concepì che questo uccello era per lui un messaggero di cattive notizie; e cadde nel più profondo dolore; un forte dolore sorse anche nelle sue viscere, e morì dopo cinque giorni di grave malattia." Questa è la somma del racconto dato da Giuseppe Flavio, Ant. lib. xix. cap.

8, sez. 2.((Vedi l'edizione di Whiston.) Nonostante gli abbellimenti dello storico ebreo, concorda nel complesso sorprendentemente con il resoconto qui fornito da San Luca. Giuseppe Flavio, è vero, sopprime alcune circostanze che sarebbero state disonorevoli per questo empio re; e, secondo il suo modo, mette un discorso nella bocca di Erode, quando si trovò colpito a morte, esprimendo molta umiltà e contrizione.

Ma questo discorso non ha alcuna autorità. Quando Giuseppe riprende e persegue il filo della mera narrazione storica, ci si può tranquillamente fidare di lui; ma ogni volta che comincia ad abbellire, oa mettere discorsi in bocca ai suoi attori, non gli viene più merito. Anche qui trasforma un angelo del Signore in un gufo, e lo introduce nel modo più improbabile nella sua narrazione; come se un gufo, uccello di tutti gli altri che meno sopporta la luce, venisse a posarsi sul padiglione del re, quando il sole splendeva dei raggi più fulgidi!

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