Commento biblico di Adam Clarke
Atti degli Apostoli 19:27
Così che non solo questo nostro mestiere rischia di essere annullato; ma anche che fosse disprezzato il tempio della grande dea Diana, e distrutta la sua magnificenza, che tutta l'Asia e il mondo adorano. Il tempio della grande dea Diana - Da una serie di rappresentazioni della dea Diana di Efeso, che ancora rimangono, troviamo che era molto diversa da Diana cacciatrice.
È rappresentata in alcune statue tutte coperte di seni, dalle spalle fino ai piedi; in altri è così rappresentata, dal seno al fondo dell'addome, le cosce e le gambe essendo coperte da teste di animali diversi. Da ciò è evidente che, sotto questo nome e forma, veniva adorata la natura, nutritrice e sostenitrice di tutte le cose: il sole e la luna, essendo grandi agenti, in tutte le produzioni naturali, furono propriamente introdotti come suoi attributi o simboli.
Poiché era la rappresentante della natura universale, fu chiamata, in opposizione a Diana cacciatrice e dea della castità, la Grande dea Diana; adorato non solo in Asia, ma in tutto il mondo; sia i Greci che i Romani si unirono all'unanimità nel suo culto.
Rimangono ancora diverse statue di questa Diana di Efeso; e alcune belle sono rappresentate da Montfaucon, nel suo Antig. Esplicativo vol. io. libro III. berretto. 15, tavole 46, 47, 48. Da questo padre degli antiquari si possono ricavare molte informazioni su questo argomento. Osserva che la statua originaria di Diana di Efeso, che era in quel nobile tempio, stimato una delle meraviglie del mondo, era fatta d'avorio, come dice Plinio; ma Vitruvio dice che era di cedro; e altri, del legno della vite.
Le immagini di questa dea sono divise in più fasce, o scompartimenti; in modo che appaiano fasciati dal seno ai piedi. Sulla testa è generalmente rappresentata una grande torre, alta due piani. Dalle sue spalle scende una specie di festone di fiori e frutti; nei luoghi vuoti del festone è spesso rappresentato un granchio, talvolta coronato da due geni o vittorie. Le braccia sono generalmente estese, o un po' allungate dai fianchi; e su ciascuno o due leoni.
Al di sotto del festone, tra le due prime fasce, vi sono un gran numero di pappe: per questo è stata designata da alcuni antichi, Multimammia, e πολυμαϚος, la dea con la moltitudine di pappe: su una figura ne conto diciannove. Tra la seconda e la terza fascia sono rappresentati uccelli; tra il terzo e il quarto una testa umana con tritoni; tra il quarto e il quinto, teste di buoi.
La maggior parte delle immagini di questa dea sono rappresentate come fasciate fin quasi alle caviglie, attorno alle quali appaiono le pieghe della sua veste. Sebbene vi sia una somiglianza generale in tutte le immagini della Diana di Efeso, tuttavia alcune hanno più figure o simboli, altre meno: questi simboli sono generalmente pappagalli, figure umane, buoi, leoni, cervi, grifoni, sfingi, rettili, api, rami. di alberi e rose.
Che la natura sia intesa da questa dea è evidente dall'iscrizione su due di quelle rappresentate da Montfaucon: παναιολος φυσις παντων μητηρ, Natura, piena di creature variegate e madre di tutte le cose. È evidente che questa Diana fosse una composizione di più divinità: la sua corona di torrette appartiene a Cibele, la madre degli dei; anche i leoni le erano sacri; i frutti ei buoi sono simboli di Cerere; i grifoni erano sacri ad Apollo; e il cervo oi cervi a Diana.
The crab being placed within the festoon of flowers evidently refers to the northern tropic Cancer; and the crab being crowned in that quarter may refer to the sun having accomplished his course, and begun to return with an increase of light, heat, etc: The paps, or breasts, as has already been observed, show her to be the nurse of all things; and the different animals and vegetables represented on those images point out nature as the supporter of the animal and vegetable world: the moon and tritons show her influence on the sea; and the sun her influence on the earth.
Tutto ciò considerato, non c'è da meravigliarsi che questa dea fosse chiamata a Efeso la Grande Diana, e che fosse adorata, non solo in quella città, ma in tutto il mondo. Nel culto di questa divinità, e nella costruzione delle sue immagini, i pagani sembrano aver consultato il buon senso e la ragione in modo piuttosto insolito. Ma bisogna anche osservare che presso i Greci ei Romani esistevano due classi di divinità: i Dii Majores, ei Dii Minores: gli dei grandi e gli dei minori.
Questi ultimi erano innumerevoli; ma il primo; tra i quali Diana, erano solo dodici: Giove, Nettuno, Apollo, Marte, Mercurio e Vulcano; Giunone, Vesta, Cerere, Diana, Venere e Minerva. Questi dodici furono adorati in tutto il mondo dei Gentili, sotto una varietà di nomi.