Commento biblico di Adam Clarke
Esodo 5:23
Poiché da quando sono venuto dal Faraone per parlare in tuo nome, ha fatto del male a questo popolo; né hai liberato affatto il tuo popolo. Ha fatto del male a questo popolo - La loro miseria è aumentata invece di essere diminuita.
Né hai liberato affatto il tuo popolo - La lettura marginale è sia letterale che corretta: E liberando non hai consegnato. Hai iniziato l'opera dandoci consigli e un incarico, ma non hai liberato il popolo dalla sua schiavitù. Hai manifestato il tuo compiacimento riguardo alla loro liberazione, ma non li hai strappati dalle mani dei loro nemici.
1. Non è una prova certa del dispiacere di Dio che un intero popolo, o un individuo, possa trovarsi in uno stato di grande oppressione e angoscia; né l'abbondanza e la prosperità sono segni certi della sua approvazione. Dio ha certamente amato gli israeliti meglio di quanto amasse gli egiziani; tuttavia i primi erano nella più profonda avversità, mentre i secondi erano nel culmine della prosperità. Lutero una volta osservò che se la prosperità secolare doveva essere considerata come un criterio dell'approvazione divina, allora il gran turco doveva essere il più alto in favore di Dio, poiché era a quel tempo il sovrano più prospero della terra.
Un'osservazione di questo genere, su un caso così ovvio, era davvero ben calcolata per reprimere conclusioni affrettate tratte da questi stati esterni, e per stabilire una regola di giudizio corretta per tutte queste occasioni.
2. In tutti i nostri discorsi a Dio dovremmo sempre ricordare che abbiamo peccato contro di lui e non meritiamo altro che una punizione dalla sua mano. Dovremmo quindi inchinarci davanti a lui con la più profonda umiliazione dell'anima e prendere quell'avvertimento dell'uomo saggio: "Non essere avventato con la tua bocca e il tuo cuore non sia affrettato a dire qualcosa davanti a Dio, perché Dio è nei cieli, e tu sulla terra; perciò le tue parole siano poche", Ecclesiaste 5:2 .
C'è tanto più bisogno di prestare attenzione a questa cautela, perché molte persone ignoranti, sebbene ben intenzionate, usano libertà molto improprie, per non dire indecenti, nei loro discorsi al trono della grazia. Con tali procedimenti Dio non può essere ben contento; e chi non ha un'impressione propria della dignità e dell'eccellenza della Natura divina, non è in tale disposizione come è essenzialmente necessario sentire per ricevere aiuto da Dio.
Colui che sa di aver peccato e si sente inferiore alla più piccola di tutte le misericordie di Dio, pregherà con la più profonda umiltà e perfino gioirà davanti a Dio con tremore. Un solenne timore reverenziale della Divina Maestà non è meno richiesto per pregare con successo, della fede in nostro Signore Gesù Cristo. Quando abbiamo un incarico come quello di Mosè, possiamo avvalerci della sua libertà di parola; ma fino ad allora, la preghiera del pubblicano si adatterà meglio alla generalità di coloro che sono anche degni del nome di cristiano - Signore, abbi pietà di me, peccatore!
Commento alla Bibbia, di Adam Clarke [1831].