I tuoi confini sono in mezzo ai mari, i tuoi costruttori hanno perfezionato la tua bellezza. I tuoi costruttori hanno perfezionato la tua bellezza - Sotto l'allegoria di una bella nave, il profeta, qui e nei versi seguenti, dipinge la gloria di questa antica città. Orazio descrive la repubblica di Roma con la stessa allegoria, ed è altrettanto minuto nella sua descrizione, Carm. lib. 1. Od. xiv: -

O navis, referente in mare te novi

Fluttuo? Oh quid agis? Fortiter occupa

porto. Nonne video, ut

Nudum remigio latus,

Et malus celeri saucius Africo,

Gemante antennaeque? ac sine funibus

Vix durare carinae Possint imperiosius

equo! non tibi sunt integra lintea;

Non Di, quos iterum pressa voti malo:

Quamvis Pontica pinus,

Sylvae filia nobilis,

Jactes et genus, et nomen inutile

Nil pictis timidus navita puppibus

Fidati. Tu, nisi, ventis

Debes ludibrium, grotta.

Nave infelice, torneranno le onde

Tu tumultuoso portarti al principale infedele?

Che cosa, la tua follia sarebbe così con le tempeste per divertirsi?

Getta l'ancora nel porto amico.

Guarda i tuoi ponti nudi, l'albero ferito,

E le barche a vela gemono sotto l'esplosione del sud.

Né, senza corde, la tua chiglia può più coraggiosa

La furia impetuosa dell'onda imperiosa:

Sono lacerate le tue vele; i tuoi dei guardiani sono perduti,

Chi potresti chiamare, in futuro le tempeste sconvolgeranno.

Che, sebbene maestoso nel tuo orgoglio stavi,

Una nobile figlia del bosco del Ponto,

Ora puoi vantare invano un nome vuoto,

Di nascita cospicuo negli albi di fama.

Il marinaio, quando intorno a lui si levano le tempeste,

Non più su una poppa verniciata si affida.

Ah! ma bada che queste nuove tempeste non spazzino,

Con rabbia sportiva, le tue glorie nel profondo.

Francesco.

Faccio questo come un sorprendente parallelo a molti passaggi di questo capitolo.

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