Commento biblico di Adam Clarke
Genesi 48:21
E Israele disse a Giuseppe: Ecco, io muoio; ma Dio sarà con te e ti ricondurrà nella terra dei tuoi padri. Ecco, io muoio - Con quale compostezza è espressa questa orribile parola! Sicuramente di Giacobbe si potrebbe ora dire: "Volge imperterrito lo sguardo sul sepolcro"; poiché, sebbene non sia detto che fosse pieno di giorni, come lo erano Abramo e Isacco, tuttavia è perfettamente disposto a dire addio alle cose terrene e a deporre il suo corpo nella tomba.
Potrebbe qualcuno agire come fecero i patriarchi nei loro ultimi momenti, che non avevano speranze di vita eterna, nessuna fede nell'immortalità dell'anima? Impossibile! Con una tale convinzione dell'essere di Dio, con tali prove della sua tenerezza e considerazione, con tale esperienza della sua provvidenziale e miracolosa ingerenza in loro favore, potevano supporre che erano solo creature di un giorno, e che Dio aveva sprecato così tanto molta cura, attenzione, provvidenza, grazia e bontà, sulle creature che dovevano essere alla fine come le bestie che periscono? La supposizione che non potessero avere una nozione corretta dell'immortalità dell'anima è tanto disonorevole per Dio quanto per loro stessi.
Ma cosa dovremmo pensare dei cristiani che hanno formato questa ipotesi in un sistema per dimostrare cosa? Ebbene, che i patriarchi vissero e morirono nell'oscurità! Che o l'anima non ha immortalità, o che Dio non ha ritenuto opportuno rivelarla. Basta con una simile opinione! Non si può dire che meriti una seria confutazione.