Commento biblico di Adam Clarke
Giobbe 2:9
Allora sua moglie gli disse: Conservi ancora la tua integrità? maledici Dio e muori. Allora sua moglie disse: - A questo versetto la Settanta aggiunge le seguenti parole: "Passato molto tempo, sua moglie gli disse: Fino a quando rimani saldo, dicendo: 'Ecco, aspetto ancora un po' aspettando la speranza di la mia salvezza?' Ecco, il tuo memoriale è già stato cancellato dalla terra, insieme ai tuoi figli e alle tue figlie, i frutti delle mie pene e delle mie fatiche, per le quali con ansia ho faticato invano.
Siedi anche tu notte e giorno nel marciume dei vermi, mentre io sono vagabondo di luogo in luogo e di casa in casa, aspettando il tramonto del sole, per riposarmi dalle mie fatiche e dai dolori che opprimono me. Pronuncia dunque qualche parola contro Dio e muori." Traduciamo ברך אלהים ומת barech Elohim vamuth, Maledici Dio, e muori. Si suppone che il verbo ברך barach includa in esso le idee di maledizione e benedizione; ma non è chiaro che ha il primo significato in qualsiasi parte degli scritti sacri, sebbene a volte lo traduciamo così.
Qui sembra esserci una forte ironia. Giobbe era estremamente afflitto e apparentemente stava morendo per una grave malattia; tuttavia la sua anima era piena di gratitudine a Dio. Sua moglie, priva della salvezza che il marito possedeva, gli rivolse questo ironico rimprovero. Benedici Dio e muori - Cosa! benedicilo per la sua bontà, mentre sta distruggendo tutto ciò che hai! benedicilo per il suo sostegno, mentre ti abbatte e ti distrugge! Benedici e muori.
Il Targum dice che il nome della moglie di Giobbe era Dinah, e che le parole che lei gli disse in questa occasione erano בריך מימרא דיי ומית berich meymera dayai umith. Benedici la parola del Signore e muori. \\\ppar Ovidio ha una tale ironia che suppongo sia stata: -
Quid vos sacra juvant? quid nunc Aegyptia prosuntSistra? -
Cum rapiant mala fata bonos, ignoscite fasso, Sollicitor nullos esse putare deos.
Vive plus, morere pius; cole sacra, colentemMors gravis a templis in cava busta trahet.
amore. lib. iii., Eleg. ix. ver. 33.
"Invano gli dèi (se gli dèi ci sono) preghiamo,
E le vittime inutili pagano prodigamente;
Adorate le loro divinità addormentate: eppure la morte
Disprezza i devoti e interrompe il respiro della preghiera.
Ai sacri santuari verrà il destino che si intrometterà,
e ti trascino dall'altare al sepolcro».
Stepney.