Perciò dice il Signore, il Signore degli eserciti, il potente d'Israele: Ah, mi libererò dei miei avversari e mi vendicherò dei miei nemici: Ah, mi libererò "Aha! Mi libererò" - Rabbia, nascendo da un senso di offesa e di affronto, specie da chi, per ogni considerazione di dovere e di riconoscenza, avrebbe dovuto comportarsi tutt'altro, è una sensazione inquieta e penosa: e la vendetta, compiuta fino in fondo sui colpevoli, toglie quel disagio , e di conseguenza è piacevole e calmante, almeno per il momento. Ezechiele, Ezechiele 5:13 , introduce Dio esprimendosi allo stesso modo: -

"E la mia ira sarà pienamente soddisfatta;

E farò posare su di loro il mio furore;

E mi darò sollievo".

Questo è un forte esempio della metafora chiamata antropopatia, per cui, attraverso le Scritture, sia storiche che poetiche, i sentimenti, le sensazioni e gli affetti, le qualità corporee e le membra, degli uomini, e anche degli animali bruti , sono attribuiti a Dio, e ciò con la massima libertà e latitudine di applicazione. Il fondamento di questo è ovvio; nasce dalla necessità; non abbiamo idea degli attributi naturali di Dio, della sua pura essenza, del suo modo di esistere, del suo modo di agire: quando quindi trattiamo di questi argomenti, ci troviamo costretti ad esprimerli per immagini sensibili.

Ma la necessità porta alla bellezza; questo è vero della metafora in generale, e in particolare di questo genere di metafora, che è usata con grande eleganza e sublimità nella poesia sacra; e ciò che è molto notevole, nei casi più grossolani della sua applicazione, è generalmente il più sorprendente e il più sublime. La ragione sembra essere questa: quando le immagini sono prese dalle facoltà superiori della natura umana, dagli affetti più puri e più generosi, e applicate a Dio, siamo portati ad acconsentire alla nozione; trascuriamo la metafora e la prendiamo come un attributo proprio; ma quando l'idea è grossolana e offensiva come in questo passo di Isaia, dove si attribuisce a Dio l'impazienza dell'ira e il piacere della vendetta, ci si scandalizza subito dell'applicazione; l'improprietà ci colpisce subito, e la mente, cercando qualcosa nella natura divina analogo all'immagine, si aggrappa a qualche idea grande, oscura, vaga, che si sforza di comprendere, e si perde nell'immensità e nello stupore. Vedi De Sacr. Poesi. ebr. Prael. 16 sost. fin., dove la materia è trattata ed illustrata con esempi.

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