Uccise pure esso ; e Mosè prese del sangue di esso, e lo mise è sull'estremità dell'orecchio destro di Aronne, e sul pollice della sua mano destra e sul dito grosso del suo piede destro. Mettilo sulla punta dell'orecchio destro di Aaronne, ecc. - Vedi questa cerimonia significativa spiegata nella nota su Esodo 29:20 (nota). Calmet osserva che la consacrazione del sommo sacerdote tra i romani aveva una notevole somiglianza con la consacrazione del sommo sacerdote ebreo.

"Il sacerdote romano, vestito di una veste di seta, il capo coperto da una corona d'oro ornata di nastri sacri, fu condotto in un luogo sotterraneo, sopra il quale c'era un pavimento di assi trafitto con molti buchi. immolò un giovenco, il cui sangue si versava liberamente sulle assi o sul pavimento, che scorrendo attraverso i fori cadeva sul sacerdote, che si trovava sotto per ricevere questa sacra aspersione, e che, per essere completamente coperto del sangue, si prendeva cura per presentare tutto il suo corpo, i suoi vestiti, il viso, gli occhi, il naso, le labbra e persino la lingua, per ricevere le gocce di sangue che cadono attraverso il pavimento trafitto sopra.

Completamente ricoperto da questa doccia sanguigna, salì dal suo luogo sotterraneo, e fu riconosciuto e adorato dal popolo come Pontifex Maximus, o sommo sacerdote". e da cui sono stati probabilmente presi in prestito, e mascherati dall'introduzione delle loro proprie superstizioni, sono particolarmente descritti da Aurelio Prudenzio, nel suo poema intitolato Romani Martyris Supplicium, dal quale selezionerò quei versi, il cui soggetto è dato sopra, come il passaggio è curioso, e l'opera non comune.

"Summus sacerdos nempe sub terram scrobe

Acta in profundum consecrandus mergitur,

Mire infulatus, festa vittis tempora

Nectens, corona tum repexus aurea,

Cinctu Gabino sericam fultus togam.

Tabulis superne strati texunt pulpita,

Rimosa rari pegmatis compagibus,

Scindunt subinde vel terebrant area,

Crebroque lignum perforant acumine,

Pateat minutis ut frequens hiatibus -

Hic ut statuta est immolanda bellua,

Pectus sacrata dividunt venabulo,

Eructat amplum volnus undam sanguinis - ecc.

Tum per frequenta mille rimarum vias

Illapsus imber, tabidum rorem pluit,

Defossus intus quem sacerdos excipit,

Guttas ad omnes turpe subjectans caput,

Et veste et omni putrefactus corpore:

Quin os supinat, obvias offert genas

Supponit aures, labra, nares objicit,

Oculos et ipsos perluit liquoribus,

Nec jam palato parcit, et linguam rigat,

Donec cruorem totus atrum combibat -

Procedit inde pontifex vlsu horridus - ecc.

Omnes salutant atque adorant eminus,

Vilis quod illum sanguls, et bos mortuus

Foedis latentem sub cavernis laverint."

Di queste righe il lettore non sarà dispiaciuto di trovare la seguente versione poetica: -

"Per quando, con sacro sfarzo e solenne stato,

Il loro grande sommo sacerdote i romani consacrano,

La sua veste di seta con la cintura di Gabine rilegata,

Un filetto di festa intreccia le sue tempie:

E, mentre in alto risplende la splendida mitra,

La sua orribile fronte confina con una corona d'oro.

In una diga profonda, per rituale mistico fatto,

Si alza, circondato da un'ombra terrificante.

In alto sopra la sua santa testa un palcoscenico che pongono,

adorno di pitture e di grazia di statue;

Poi con acuti piercer perforare il pavimento,

Fino a che le aperture affollate non ammettono più.

Là è ora trasportato il bue vittima,

Per saziare la vendetta della lama assetata.

La sacra lancia divide la sua gola robusta,

Giù, streaming istantaneo, sgorgano le maree sanguinose,

Attraverso innumerevoli fessure il legno spalancato

Distilla rugiada corrotta e sangue fumante;

Goccia dopo goccia, in rapida successione capannone,

Cade sulla testa di mitra del santo pontefice;

Mentre, per assorbire il potere santificante,

Le sue vesti spiegate bevono la pioggia cremisi;

Poi giace sulla schiena in ruscelli puzzolenti,

E bagna di sangue livido le labbra e gli occhi;

mette a nudo ogni arto, espone ogni poro,

Per catturare la virtù del sangue in streaming;

Con la bocca aperta aspetta il diluvio che cade,

Inumidisce di sangue il palato e la lingua;

Allunga le orecchie per incontrare la pioggia sanguigna,

Né lascia che una sola goccia scenda invano.

Allora dalla cupa caverna esce alla luce,

Bagnato di sangue nero e orribile alla vista! -

Per il vile torrente, e la vittima uccisa,

Nella caverna oscura ripulita dalla macchia mortale,

Il loro prete, avvolto nel sangue espiatorio,

Con tremante stupore le folle che circondano adorano."

Prudenzio nacque verso la metà del IV secolo e senza dubbio conosceva intimamente le circostanze che descrive.

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