Allora ciò che è buono mi ha fatto morte? Dio non voglia. Ma peccato, perché appaia peccato, operando in me la morte per ciò che è buono; affinché il peccato per comandamento diventi estremamente peccaminoso. Allora ciò che è buono mi ha fatto morte? - Questa è la domanda dell'ebreo, con il quale l'apostolo sembra disputare.

"Permetti alla legge di essere buona, e tuttavia dici che è la causa della nostra morte?" L'apostolo risponde: - Dio non voglia! μη γενοιτο, affatto: non è la legge che è la causa della tua morte, ma il peccato; era il peccato che ci sottoponeva alla morte mediante la legge, minacciando giustamente di morte il peccato: quale legge è stata data perché il peccato potesse apparire - potesse essere esposto nei suoi propri colori; quando lo vedemmo ci sottopose a morte per una legge perfettamente santa, giusta e buona; quel peccato, per la legge, potrebbe essere rappresentato ciò che realmente è: - καθ' ὑπερβολην ἁμαρτωλος, un Male Eccessivo Grande e mortale.

Appare così che l'uomo non può avere una vera nozione del peccato se non per mezzo della legge di Dio. Di ciò ho già motivato a sufficienza nelle note precedenti. Ed era un disegno della legge mostrare la natura abominevole e distruttiva del peccato, oltre che essere una regola di vita. Sarebbe quasi impossibile per un uomo avere quella giusta nozione del demerito del peccato in modo da produrre il pentimento, o vedere la natura e la necessità della morte di Cristo, se la legge non fosse applicata alla sua coscienza alla luce del lo spirito Santo; è allora solo che si vede carnale e venduto al peccato; e che la legge e il comandamento sono santi, giusti e buoni.

E si osservi che la legge non rispondeva a questo fine solo tra i Giudei al tempo dell'apostolo; è altrettanto necessario ai Gentili fino all'ora presente. Né troviamo che il vero pentimento abbia luogo dove la legge morale non è predicata e applicata. Coloro che predicano solo il Vangelo ai peccatori, nella migliore delle ipotesi guariscono solo leggermente il dolore della figlia del mio popolo. La legge, dunque, è il grande strumento nelle mani di un fedele ministro, per allarmare e svegliare i peccatori; e può dimostrare con sicurezza che ogni peccatore è sotto la legge, e quindi sotto la maledizione, chi non è fuggito per rifugiarsi alla speranza offerta dal Vangelo: perché, anche in questo senso, Gesù Cristo è il Fine della Legge per giustificazione a coloro che credono.

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