Salgono al cielo, scendono di nuovo negli abissi: la loro anima è struggente per l'angoscia. Salgono verso il cielo - Questa è una descrizione più naturale e sorprendente dello stato di una nave in mare in tempesta: quando il mare sembra correre in alto sulle montagne, e la nave sembra per un momento stare sulla cresta aguzza del una stupendissima, con una valle di una profondità spaventosa tra essa et un simile monte, che sembra volare in mezzo al cielo, per sommergere la sfortunata barca, quando discende nella valle della morte di sotto. Questo è uno spettacolo quanto di più terrificante si possa immaginare: né può concepirne né formarne un'idea adeguata alcuno che non sia stato egli stesso in mare in una simile tempesta.

La loro anima è fusa a causa dei problemi - Questo non è meno espressivo di quanto non sia descrittivo. L'azione di elevare il vaso alle nuvole, e di precipitarlo nell'abisso, sembra dissolvere l'anima stessa: l'intera mente sembra dissolversi, così che non rimane né sentimento, né riflessione, né impressione, nient'altro che l'apprensione dell'inevitabile distruzione ! Quando la nave è sbattuta tra onde contrastanti, che minacciano o di lacerarla o di schiacciarla insieme; quando vacilla avanti e indietro e barcolla come un ubriaco, non essendo in grado di tenere una certa rotta; quando le vele e gli alberi sono un ingombro e il timone inutile; quando ogni speranza di salvezza è tolta; e quando il capitano esperto, l'abile pilota e gli arditi marinai gridano, con una voce più terribile del grido di fuoco a mezzanotte, Siamo tutti perduti! siamo tutti perduti! allora, in effetti, sono allo stremo; o, come dice l'inimitabile originale, וחל חכמתם תתבלע vechol chochmatham tithballa, "e tutta la loro abilità è inghiottita", - sembra essere inghiottita dallo spaventoso abisso in cui la nave sta per precipitare.

Allora, in verità, solo la mano di Dio può "portarli fuori dalle loro angustie". Quindi, un grido all'Onnipotente (e in tali circostanze sono pochi quelli che possono sollevare un simile grido) è l'unico mezzo che può essere usato per salvare il relitto che perisce! Lettore, mi chiedi perché dipingo così e per autorità di chi descrivo? Io:risposta: Non da nessun libro che descrive tempeste, tempeste e naufragi; non dai rapporti dei naufraghi; non per aver visto dalla riva una tempesta in mare, e aver visto un vascello fatto a pezzi, e tutto il suo equipaggio, eccetto uno, perire.

Descrizioni di questo genere ho letto, con il naufrago ho conversato, l'ultima scena di cui sopra ho assistito: ma nessuna di queste potrebbe dare le impressioni spaventose, le apprensioni tremende e struggenti, descritte sopra. "E allora dove li hai avuti?" Rispondo, Dal grande abisso. Sono stato in mare nella tempesta e nelle circostanze che descrivo; e, dopo aver gridato al Signore nella mia angoscia, mi è stato risparmiato di descrivere la tempesta e raccontare la storia della sua misericordia.

Nessuno se non un uomo ispirato da Dio, che descrivendo mostrerà le cose come stanno, o uno che si è realmente trovato in queste circostanze, può dirti con quale correttezza parla il salmista, o proferire la millesima parte dei pericoli e paurose apprensioni di coloro che sono coinvolti in una tempesta in mare, dove tutti i venti del cielo sembrano raccolti per spingere una nave già impazzita tra le rocce più tremende su una riva sottovento! Dio salvi il lettore da tali circostanze!

Quando, nella visitazione dei venti, prende i flutti ruffiani per la cima, arricciando le loro teste mostruose, e appendendoli, con assordanti clamori, sulle nuvole scivolose, che con la precipitosa morte stessa si sveglia! Enrico IV.

Una tempesta in mare - il sollevamento della nave verso le nuvole - il suo affondamento nelle vaste valli marine - lo scioglimento dell'anima - e l'esaurimento del loro ingegno, sono ben toccati da molti degli antichi poeti. Vedi in particolare la descrizione di Virgilio della tempesta che disperse la flotta di Enea, il quale non era ignaro dei pericoli del mare: -

Tollimur in coelum curvato gurgite, et idem

Subducta ad manes imos discendentimus unda.

aen. III, 364.

Ora su un imponente arco di onde ci alziamo,

Issato sui flutti che si innalzano verso i cieli.

Poi, mentre l'onda ruggente che si ritirava cadeva,

Ci abbattiamo a capofitto alle porte dell'inferno.

Pitt.

Rector in incerto est, nec quid fugiatve, petatve,

Invenit: ambiguis ars stupet ipsa malis.

"Il pilota stesso è in dubbio su quale pericolo evitare; o dove dirigersi per sicurezza non sa: la sua abilità è sconcertata dalla scelta delle difficoltà davanti a lui."

Vedi di più nell'analisi.

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