Ma non allontanarti da me, o SIGNORE: o mia forza, vieni presto in mio aiuto. Non stare lontano da me - Nel primo verso chiede: Perché mi hai abbandonato? Oppure, come stupito della loro malvagità, in quali mani mi hai lasciato cadere? Ora prega, non stare lontano da me. San Girolamo osserva qui, che è l'umanità del nostro benedetto Signore che parla alla sua divinità. Gesù era un uomo perfetto; e come uomo soffrì e morì.

Ma quest'uomo perfetto e senza peccato non avrebbe potuto sopportare quelle sofferenze per renderle espiatorie se non fosse stato sostenuto dalla natura divina. Tutte le espressioni di questo Salmo che indicano una qualche debolezza per quanto riguarda Cristo, (e anzi si riferisce principalmente a lui), sono da intendersi della natura umana; poiché, che in lui Dio e l'uomo erano uniti, ma non confusi, tutto il Nuovo Testamento me lo dimostra, essendo la virilità un uomo perfetto, la divinità che dimora corporalmente in quella virilità.

Gesù, come Uomo, fu concepito, nacque, crebbe, crebbe in sapienza, statura e grazia presso Dio e gli uomini; affamato, assetato, sofferto e morto. Gesù, come Dio, conosceva ogni cosa, era dal principio con Dio, guarì i malati, mondò i lebbrosi e risuscitò i morti; placò la furia del mare e con una parola pose fine alla tempesta; ha vivificato la natura umana, l'ha risuscitata dai morti, l'ha assunta in cielo, dove come l'Agnello appena immolato, appare sempre alla presenza di Dio per noi.

Questi sono tutti fatti della Scrittura. L'uomo Cristo Gesù non poteva operare quei miracoli; il Dio in quell'uomo non avrebbe potuto soffrire quelle sofferenze. Eppure una persona sembra fare e soffrire tutti; ecco dunque Dio manifestato nella carne.

O mia forza - La divinità è la peste da cui l'umanità è stata sostenuta in questo terribile conflitto.

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