XVII.

Con questo capitolo inizia la terza sezione del libro, segnata da un completo cambiamento nel carattere della storia. Tratto evidentemente non dagli annali ufficiali, ma dai resoconti della vita dell'ultimo della stirpe più antica di profeti, Elia ed Eliseo - probabilmente conservati nelle scuole profetiche - diventa dettagliato e grafico, pieno di una bellezza spirituale e istruttiva, che hanno l'ha impressa nell'immaginazione di tutte le epoche successive.

I due grandi profeti stessi si distinguono come due distinti tipi di servi di Dio. La missione di Elia, di stretta e sorprendente intensità, è incarnata nel suo nome: "Il mio Dio è Geova". Apparendo alla grande crisi del conflitto contro il culto sensuale e degradante di Baal, non è un insegnante o un legislatore, o un araldo del Messia, ma semplicemente un guerriero di Dio, che lo testimonia con la parola e con atto, vivendo una vita ascetica reclusa, e improvvisamente emergendo da esso ancora e ancora per sferrare un colpo speciale.

Lo "spirito di Elia", ben esprimendosi nell'indignata protesta al Monte Carmelo, è diventato proverbiale per la sua severa e focosa insofferenza per il male, brandendo la spada della vendetta nel massacro di Kison, e invocando il fuoco dal cielo per respingere l'attacco della forza terrena. È alto e nobile, ma non è lo spirito più elevato di tutti. Respira l'imperfezione dell'antica alleanza, adattata alla “durezza del cuore degli uomini”, portando ad alternanze di impetuosità e sconforto, ma svolgendo il lavoro speciale come, forse, nessun personaggio calmo ed equilibrato avrebbe potuto fare.

Eliseo costruisce sul terreno che Elia aveva ripulito, occupando un posto difficilmente eguagliato dai tempi di Samuele, come maestro e guida sia del re che del popolo. I suoi stessi miracoli, con un'eccezione, sono miracoli di gentilezza e misericordia, che aiutano la vita comune da cui Elia si teneva in disparte. È impossibile non vedere in lui un tipo vero, anche se imperfetto, del più grande di Elia, che doveva venire.


Il capitolo 17 contiene l'unica scena di affetto domestico e riposo nella burrascosa carriera di Elia. Il suo inizio brusco - sebbene si adatti bene alla subitaneità delle apparizioni di Elia - è probabilmente dovuto alla citazione di qualche documento originale.


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