Che tu osservi questo comandamento senza macchia, irreprensibile. — Qui san Paolo specifica quale fosse l'accusa che rivolgeva con un linguaggio così serio e solenne al suo discepolo e rappresentante a Efeso. Era che avrebbe dovuto osservare il comandamento senza macchia, irreprensibile. Il comandamento era l'insegnamento di Gesù Cristo, il messaggio evangelico, che doveva essere proclamato in tutta la sua pienezza; e affinché questo potesse essere fatto efficacemente, era necessario che la vita del suo predicatore fosse senza difetti, irreprensibile; in altre parole, era assolutamente necessario che il pastore capo in Efeso vivessela vita che predicava. C'erano quelli (i falsi maestri di cui aveva parlato, ben noti a Timoteo) le cui vite avevano disonorato il glorioso comandamento che professavano di amare e insegnare.

Fino all'apparizione di nostro Signore Gesù Cristo. — Il rapido ritorno del Signore nella gloria era, senza dubbio, atteso nella Chiesa dei primi giorni. Le espressioni di 1 Tessalonicesi 4:15 evidentemente furono scritte in un momento in cui il secondo avvento del Messia era considerato probabilmente vicino.

A poco a poco - come un grande maestro dei primi giorni dopo l'altro si addormentò in Gesù, e la prima generazione di credenti stava rapidamente tramontando, e nessun nuovo segno della venuta nella gloria si manifestava - le forti espressioni usate nella prima fervore che successe al mattino di Pentecoste cominciò a qualificarsi, come in questa Lettera, scritta molto avanti nella vita di san Paolo, da parole che sembravano dire a Timoteo: «Osserva puro e irreprensibile il comandamento del Maestro fino all'ora di quella gloriosa Epifania che i tuoi occhi forse vedranno”.

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