Hanno pianto. — All'udire la notizia dell'Amalechita, Davide e tutto il suo popolo mostrarono i soliti segni orientali di dolore strappandosi le vesti, piangendo e digiunando. Sebbene Davide abbia sentito così parlare della morte del suo nemico mortale e persistente, e della sua conseguente ascesa al trono, tuttavia non c'è la minima ragione per dubitare della realtà e della serietà del suo lutto. L'intera narrazione mostra che Davide non solo, in quanto patriota israelita, si lamentava della morte del re, ma provava anche un attaccamento personale a Saul, nonostante la sua lunga e irragionevole ostilità.

Ma Saul non morì solo; Jonathan, l'amico più caro di David, cadde con lui. Allo stesso tempo, l'intera nazione sulla quale Davide avrebbe in seguito regnato ricevette una schiacciante sconfitta dai suoi nemici e un gran numero di suoi connazionali furono uccisi. È stato ben notato che l'unico lutto profondo per Saul, con l'eccezione degli uomini di Iabes di Galaad, proveniva dall'uomo che aveva odiato e perseguitato finché visse.

Il popolo del Signore. — Oltre al suo dolore personale, Davide aveva un motivo sia religioso che patriottico per il dolore. Gli uomini caduti facevano parte di quella Chiesa di Dio che egli amava e serviva così ardentemente, ed erano anche membri della repubblica d'Israele, per la quale lavorò sempre con devozione patriottica. La LXX, trascurando questa distinzione, ha cambiato molto inutilmente il “popolo del Signore” in “popolo di Giuda”.

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