Se infatti saremo morti con lui, vivremo anche con lui. — L'ultima frase terminava con le parole “gloria eterna — la meta, il fine della salvezza che è in Cristo. Questo è ciò che l'Apostolo aiuterà gli altri a vincere, indipendentemente da qualsiasi sofferenza gli possa costare; poi, con la mente piena dei pensieri della «gloria eterna», si rivolse ancora una volta a Timoteo.

"Fedele è il detto, vale a dire, se siamo morti con lui", ecc. Era come se dicesse: "Non ricordi quella famosa parola d'ordine della nostra fede, così spesso ripetuta tra noi nelle nostre solenni assemblee quando la confraternita si riunisce?" Molti hanno supposto, dal carattere ritmico delle clausole di 2 Timoteo 2:11 , che questo “detto” fosse tratto da alcuni antichissimi inni cristiani, composti e usati nei primissimi giorni della fede; ma che sia così o no, è molto probabile che le parole facessero parte di una liturgia di uso comune ai tempi di Timoteo.

Se non come un inno — che sembra, tutto sommato, la supposizione più probabile — possiamo ben concepirli come parte dell'arazzo di una primitiva liturgia cristiana, intessuta come le frasi introduttive della nostra preghiera mattutina e serale, o come il “parole comode” del Servizio di Comunione. L'espressione “Se fossimo morti con Lui” – più precisamente, Se fossimo morti con Lui – è ben spiegata da 1 Corinzi 15:31 : “Io muoio ogni giorno.

L'Apostolo è morto quando ha abbracciato la sorte della morte quotidiana. Il significato è ulteriormente illustrato in 2 Corinzi 4:10 , dove leggiamo come San Paolo e i suoi compagni “portavano sempre nel corpo la morte del Signore Gesù”. “Lui ei suoi fedeli compagni (era Timoteo, al quale allora scriveva, da annoverare in questa benedetta compagnia?) si erano dati a una vita che comportava l'esposizione a sofferenze, aspre inimicizie, crudeli persecuzioni, anche la morte; ma se siamo così morti con Lui, che importa? Come possiamo temere anche l'ultima agonia che l'uomo può infliggerci: la morte fisica? — poiché la morte con Lui implica, sicuramente, la vitaanche con Lui: quella vita senza fine, senza tramonto, piena di gloria, sappiamo che ora sta godendo, in possesso della quale io, Paolo e alcuni di noi l'abbiamo anche visto, faccia a faccia, negli occhi. In quella sua vita condivideremo; saremo partecipi di questa sua vita là, ma solo se abbiamo condiviso la vita di sofferenza che è stata la sua vita qui. "

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