(4 c. ) In Efesini 6:5 viene trattata la forma più dura di sottomissione, quella degli schiavi ai padroni, sempre sotto la stessa idea che entrambi sono “in Cristo”. Lo schiavo è il servo di Cristo nell'obbedire al suo padrone, il padrone è compagno di servizio con il suo schiavo dello stesso Divino Signore. Notiamo su questo particolare argomento una notevole enfasi, e una singolare vicinanza di parallelismo tra questa Lettera e la Lettera ai Colossesi; probabilmente da attribuire alla presenza di Onesimo con S.

Paolo dell'epoca, il che naturalmente lo avrebbe sollecitato a una considerazione speciale sul rapporto del cristianesimo con la schiavitù. Di conseguenza, l'atteggiamento generale di san Paolo nei confronti della schiavitù sarà meglio considerato nell'epistola a Filemone (che vedi). Qui sarà sufficiente notare che mentre l'istituzione, per quanto innaturale, rimane intatta, la dichiarazione di una comune comunione in Cristo enuncia un principio assolutamente incompatibile con la schiavitù, e destinato a distruggerla.

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