Se dunque c'è qualche consolazione... — Nella quadruplice divisione di questo versetto troviamo, in primo luogo, un riferimento all'unità con Cristo, e ad un effetto spirituale che ne deriva; poi, un simile riferimento alla comunione con lo Spirito Santo, e un corrispondente risultato spirituale. (1) La “consolazione” è propriamente l' incoraggiamento — l' incitamento all'attività spirituale — attribuito in Atti degli Apostoli 9:31 all'azione dello Spirito Santo, ma qui visto come una manifestazione pratica della vita che scaturisce dall'unione con Cristo.

Ne deriva naturalmente il “conforto dell'amore”, cioè, come sempre, il profondo e grato senso di conforto nel Suo amore, traboccante in conforto, amorevolmente donato ai nostri fratelli. Su questo “incoraggiamento” in Cristo, ricevuto e donato agli altri, si sofferma a lungo san Paolo ( 2 Corinzi 1:3 ). (2) Successivamente, parla di "comunione dello Spirito" (la stessa parola usata in 2 Corinzi 13:13 ), per mezzo della quale, infatti, siamo portati in quell'unità con Cristo; e di ciò, sempre attenendosi all'idea principale dell'amore, fa manifestarsi nelle «viscere e nelle misericordie» — cioè sia nell'affetto forte, sia in quella peculiare forma di affetto che è diretta alla sofferenza, cioè.

, compassione o pietà. L'intero brano (come Filippesi 4:8 ) è pieno di un'eloquenza grave e persuasiva caratteristica di questa Epistola. Nessuna distinzione assoluta va fatta tra i due elementi della sentenza; ma si può notare che la “consolazione in Cristo” si manifesta nell'azione che segue visibilmente il suo esempio divino, “la comunione con lo Spirito Santo” è manifestata dall'emozione interiore, non vista, ma sentita.

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