Il commento di Ellicott su tutta la Bibbia
Giacomo 1:26
Ma san Giacomo si è finora dilatato solo sulla prima parte del suo consiglio in Giacomo 1:19 : “Ognuno sia pronto ad ascoltare”; ora deve far rispettare la clausola rimanente, "lento a parlare".
Se qualcuno di voi sembra essere religioso... — Meglio, se qualcuno si immagina religioso, non tenendo a freno la lingua, ma ingannando il proprio cuore, la religione di quest'uomo è vana. Il senso del greco è leggermente oscurato dalla versione inglese. "Se un uomo... sembra" - cioè, a se stesso, e non solo agli altri; l'avvertimento non è per l'ipocrita, ma per chi si inganna.
Un cristiano può avere, o meglio non può fare a meno di avere, la sensazione di essere un uomo religioso; e fin qui bene. Ma se un tale inganna il suo stesso cuore, come confessatamente può, e dà a coloro che lo circondano la prova della sua illusione nel non frenare la sua lingua, vano e inutile è tutto il suo servizio religioso. Proprio come alcuni suppongono erroneamente che possa esistere una religione dell'udito senza agire, così altri riposano soddisfatti “in atti esteriori di adorazione, o esattezza del rituale.
"Ma", fa notare il vescovo Moberly su questo passaggio, e la sua voce può conquistare un pubblico dove un altro non lo farebbe, "se un uomo pensa di essere un vero adoratore perché si conforma ai servizi esteriori, mentre lascia la sua lingua sciolta nella falsità o nella cattiveria o altra sconvenienza, inganna se stesso”. Il primo segno della vera religione è la mansuetudine di lingua, così come il contrario, la bestemmia, è la colpa più schiacciante di tutte.
Nostro Signore dice direttamente: "Per le tue parole sarai giustificato e per le tue parole sarai condannato" ( Matteo 12:37 ). Il testo, tuttavia, è più una guida per l'autoesame che una pietra da scagliare contro il prossimo; e "bene" davvero per "colui che non è sfuggito alla lingua" (Sir. 25:8).
L'Apostolo ritorna su questo argomento, anche se da un punto di vista diverso, in Giacomo 3 , che si confronta con quanto sopra. Il miglior commento in assoluto è il Sermone del vescovo Butler, n. IV, "Sul governo della lingua".