mi sono seduto. - È ancora usanza tra gli ebrei che i dolenti si siedano per terra e che chi desidera consolarli occupi un posto sopra di loro. Tale è il patetico lamento di Giobbe per i giorni che erano andati. Egli appare davanti a noi come un esempio cospicuo di colui che aveva indossato la corona di dolore del poeta nel ricordo di cose più felici in tempo di dolore. È il tipo e il rappresentante dell'umanità sofferente, dell'uomo in attesa della redenzione, ma non ancora redento.

È in questo modo che ci indica Cristo, il quale, Redentore stesso, ha attraversato tutti i dolori dell'umanità peccatrice e irredenta. È in grado di descrivere il suo stato precedente e tutta la sua gloria e felicità, mentre i suoi amici sono costretti ad ascoltare in silenzio. Hanno detto il loro peggio, hanno denigrato e diffamato il suo carattere, ma non l'hanno messo a tacere; è in grado di fare la più completa rivendicazione di tutta la sua vita passata, di contrastare la sua felicità con il presente disprezzo e disprezzo di essa, tanto a causa loro e del loro trattamento spietato e antipatico nei suoi confronti, mentre non possono rispondere.

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