Il commento di Ellicott su tutta la Bibbia
Giovanni 8:6
Sul testo, vedi Nota su Giovanni 8:4 . Vanno omesse anche le ultime parole, in corsivo, che sono una glossa esplicativa. Il versetto quindi leggerà: "Ma Gesù si chinò e con il dito scrisse per terra" - o, più esattamente, stava scrivendo per terra. È l'imperfetto dell'azione continuata e indica il vivido ricordo della scena da parte del narratore.
Quale significato preciso dobbiamo attribuire a questa azione è, e deve rimanere, incerto. Qualsiasi indagine su ciò che ha scritto è esclusa dal fatto che il racconto lo avrebbe certamente registrato se fosse stato conosciuto; e sebbene la scrittura sulla sabbia fosse praticata nelle scuole rabbiniche, questa scrittura si trovava sul pavimento del Tempio ( Giovanni 8:2 ).
Dobbiamo cercare il significato, allora, nel simbolismo dell'azione, ricordando che l'insegnamento dell'azione e del gesto, diffuso ovunque, è sempre stato particolarmente diffuso in Oriente; e delle molte interpretazioni che possono essere date, quella che sembra nel complesso meno suscettibile di obiezione è che deprecò l'ufficio di giudice che volevano imporgli, e scelse questo metodo per far capire che non si interessava a ciò che dicevano. I commentatori ci dicono che questo era un metodo comune per indicare il disprezzo intenzionale.
Si può suggerire un'interpretazione alternativa. Avevano citato la Legge e chiesto la Sua opinione. Erano essi stessi gli interpreti della Legge. Non ha rivendicato tale ufficio. (Comp. Luca 12:14 .) Si china e scrive, e l'azione suggerisce che la Legge di Dio era scritta su tavole di pietra, ei suoi decreti erano immutabili.
Loro, per la loro interpretazione tecnica e tradizione, non lo rendevano di alcun effetto. È venuto a realizzarlo. Si pecca contro la maestà del dovere con queste raffinatezze della casistica. Ora osano violare la sacralità della legge facendone oggetto di una domanda con la quale sperano di comprendere la Sua morte. Il silenzio solenne, mentre si chinava in quel Tempio e scriveva sul pavimento, deve aver parlato con una potenza maggiore di quella delle parole.