Ecco, in questi molti anni io ti servo. - La stessa parola "io servo", come serve uno schiavo, è eminentemente suggestiva. L'obbedienza era sempre stata servile, spinta dalla paura e dalla speranza, proprio come lo è l'obbedienza dello schiavo. Il linguaggio messo in bocca al figlio maggiore vuole chiaramente rappresentare i pensieri abituali dei farisei. Sono presi, per così dire, alla maniera di nostro Signore, come si è visto nelle parabole precedenti, alla loro valutazione di se stessi.

Non sono consapevoli di nessuna trasgressione; ma proprio in quella inconsapevolezza sta il segreto dell'assenza di ogni senso di gioia nell'essere perdonati, di ogni potere di simpatizzare con la gioia degli altri, anche di ogni soddisfazione nel servizio di cui si vantano. (Note comp. su Luca 7:47 ). Sono scandalizzati della gioia che provano gli altri quando un penitente ritorna a Dio.

Sembra un insulto e un torto a se stessi. La loro vita è stata di obbedienza uniforme; hanno svolto i loro doveri religiosi. Perché si fa così tanto scalpore su coloro che sono caduti come non sono mai caduti?

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